Quali sono i Principali Strumenti del Coaching? I Principali Strumenti di Coaching sono l’Inner Game di Timothy Gallwey e il modello G.R.O.W. di John Whitmore.
Principali Strumenti di Coaching: dal Gioco Interiore alla concretezza degli Obiettivi attraverso il modello G.R.O.W.
In un approccio metodologico come il Coaching non possono mancare strumenti concerti in grado di promuovere la qualità della relazione per favorire lo sviluppo della performance. In questa sede è utile chiarire che uno “strumento” serve a misurare, valutare accadimenti, fissare punti di riferimento.
Il Coaching dispone di diversi strumenti a cui fare ricorso per aiutare il Cliente ad acquisire consapevolezza di quanto avviene durante la performance e a individuare e raggiungere i suoi obiettivi, mettendo a frutto risorse e Potenzialità Personali.
Quali sono i principali Strumenti di Coaching?
I principali strumenti che un Coach Professionista ha a sua disposizione sono:
A questi strumenti, che fungono da cornice di riferimento e rappresentano i pilastri del metodo, se ne collegano altri non meno importanti:
- L’ascolto attivo
- Le domande aperte, desunte dal Dialogo Socratico e caratterizzate da un approccio Maieutico
- La ricerca e l’allenamento delle potenzialità
- La corretta definizione degli obiettivi
- Il piano d’azione, ovvero il momento di stesura delle azioni concrete
- La ricerca dei facilitatori di processo
Quali sono i Principali Strumenti di Coaching? Partiamo dall’inizio
Il Coaching è una competenza relazionale basata sulla valorizzazione del potenziale. Non è, di conseguenza, una tecnica da sguainare e applicare in determinate circostanze.
Nei miei articoli, più volte ho chiarito che ha poco a che fare con la PNL, il Counseling, la motivazione da palcoscenico. Il Coaching non è nemmeno consulenza, Mentoring o formazione.
In sostanza, fare Coaching significa credere al potenziale delle persone e, anche se può sembrare strano, il Coaching è innanzitutto un modo di creare e gestire alleanze, di trattare le persone; è un modo di pensare a se stessi e agli altri… Un modo d’essere e di fare.
Nella mia personale visione, il Coaching è una religione e spero, per questa ragione, che in futuro la parola “Coaching” scomparirà, assorbita da un modo comune di migliorare la vita degli esseri umani.
Nella storia del Coaching, che affonda la sue radici nella seconda metà del secolo scorso, due modelli si sono imposti all’attenzione dei Coach e di quanti, in qualche modo, si avvicinavano a questa disciplina: l’Inner Game e il G.R.O.W. Ciascuno di questi modelli fa capo a uno dei due fondatori del Coaching, rispettivamente a Timothy Gallwey e a John Whitmore.
L’Inner Game riguarda conoscenza e gestione del Gioco Interiore, il modello G.R.O.W. è incentrato sull’individuazione e sul raggiungimento degli obiettivi personali: entrambi hanno come scopo l’ottimizzazione della performance.
I Principali Strumenti del Coaching: l’Inner Game
A sostegno di quanto anticipato, più di quaranta anni fa, Timothy Gallwey dimostrò un modo molto semplice di fare Coaching.
Tim, maestro di tennis e studioso di Scienze della Formazione, nel 1974 lanciò la sua sfida con un libro di grande successo dal titolo Il Gioco Interiore nel Tennis, presto seguito dall’uscita di altri due volumi: Inner Skiing e Il Gioco Interiore del Golf. In questi libri, la parola “Inner” viene usata per indicare lo stato interiore della persona o, per usare pedissequamente le parole di Gallwey, il fatto che “l’avversario nella propria testa è più formidabile di quello dall’altra parte della rete”.
Per Gallwey, un Coach aiuta le persone a rimuovere o ridurre gli ostacoli interiori, offrendo la possibilità di liberare il loro potenziale.
Dopo quaranta anni possiamo affermare che Gallwey riuscì a sintetizzare con grande efficacia l’attività del Coach:
Performance = potenziale – interferenza (P=p-i)
Sia il Gioco Interiore sia il Coaching si concentrano sul miglioramento della performance (P) facendo crescere il potenziale (p) e diminuire le interferenze (i).
Gallwey, effettivamente, aveva toccato quella che in molti, negli anni a seguire, definirono l’Essenza del Coaching: liberare il potenziale delle persone per massimizzare le performance.
Può essere più difficile smettere di essere formatori, consulenti, istruttori che imparare a essere Coach.
In effetti, quella di Gallwey non era in assoluto un’idea nuova e originale. Il filosofo Socrate, ad esempio, aveva espresso il medesimo concetto oltre duemila anni prima. Una filosofia tanto originale, quella Maieutica, andata persa nei meandri del Materialismo.
I Principali Strumenti di Coaching: il modello G.R.O.W.
Avvicinatosi al nascente ambito del Coaching, Whitmore ebbe modo di approfondire le sue conoscenze in materia attraverso le lezioni di Gallwey e la collaborazione con questi e il suo team.
Importato il Coaching in Inghilterra, ebbe l’intuizione di ampliarne principi e metodi al di fuori dello sport, nello specifico all’ambito aziendale.
Il nome di John Whitmore si lega in particolare al modello G.R.O.W., introdotto da lui alla fine degli anni Ottanta e divenuto celebre grazie al libro Coaching for Performance.
Questo modello viene impiegato in tanti ambiti per aiutare il Cliente, singola persona o team che sia, a individuare i suoi obiettivi, a capire cosa e come fare, a trovare la motivazione e la strada per migliorare la prestazione e arrivare dove vorrebbe.
Attraverso i quattro passaggi fondamentali rappresentati da ogni singola lettera della parola GROW, il Coach può aiutare il Cliente a incrementare la propria consapevolezza e, attraverso le domande, a scoprire di avere tutte le risorse per ottenere quanto desidera.
L’acrostico G.R.O.W., che letto per esteso significa “Crescere”, si compone delle parole
- Goals, gli Obiettivi;
- Reality, la Realtà, la situazione attuale di un individuo;
- Options, le Possibilità, i punti di forza e le risorse;
- Will, quanto si potrà fare, le Azioni da pianificare e concretizzare.
Il G.R.O.W. ha molto in comune con la maieutica socratica:
- la centralità dell’individuo, che deve arrivare da solo a riconoscere i suoi obiettivi e a individuare cosa fare per raggiungerli;
- l’importanza delle domande aperte, grazie alle quali non è tanto il Coach a indagare la realtà del Cliente, quanto il Cliente, attraverso le risposte che dà, a fare luce sul proprio mondo interiore;
- il desiderio di rendere l’individuo libero dagli ostacoli interni ed esterni che limitano la sua crescita personale e la conoscenza che può avere di se stesso.
Il G.R.O.W., inoltre, aiuta l’individuo ad acquisire maggiori Consapevolezza, grazie al riconoscimento dei suoi punti di forza e delle sue risorse.
Manca solo l’ultimo passo, vale a dire il momento in cui il Cliente, forte di tutto quello che riesce a vedere di sé con chiarezza e determinazione, passa alla pianificazione del daffarsi e all’azione.
Quali sono i Principali Strumenti del Coaching? Dall’Inner Game al G.R.O.W., dalle Domande all’Azione
Tanto l’Inner Game quanto il modello G.R.O.W. passano attraverso le domande per permettere all’individuo di individuare gli ostacoli, interni ed esterni, su cui lavorare e le risorse su cui può fare affidamento. Se, nell’Inner Game, il Coach evita di dare istruzioni e, attraverso le domande che pone al Cliente, aiuta questi a capire come migliorare la prestazione, nel G.R.O.W., una volta fissato l’obiettivo, anteponendo questo step a ogni altro, il Coach pone domande al Cliente per aiutarlo a individuare gli ostacoli e a prendere consapevolezza delle sue possibilità e delle sue risorse.
Entrambi i modelli, dunque, pervengono a uno stesso risultato: fare in modo che il Cliente comprenda in modo autonomo e con la giusta dose di autostima come raggiungere l’obiettivo che si è prefissato. Una volta che il Cliente stesso riesce a impiegare i più importanti strumenti del Coaching, può realizzare un piano di azione e passare al fare, contando su performance più efficaci e sulla capacità di mettere a frutto i suoi punti di forza.
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