Il Dialogo nel Coaching riveste un’importanza fondamentale. Di fatto, il Coaching è una relazione di aiuto che fa del dialogo il suo fulcro, ispirandosi alla lezione di Socrate, al cosiddetto Dialogo socratico e, in particolare, all’Ironia e alla Maieutica.
Il Dialogo nel Coaching: non Sapere, Ironia e Maieutica
Il Dialogo nel Coaching ha un grande debito nei confronti di Socrate, perché il filosofo greco, intuendo il valore e l’utilità di ascolto e comunicazione efficace tra due o più persone, porta in primo piano una serie di argomenti che, a distanza di oltre duemila anni, diventeranno i pilastri del Coaching: la consapevolezza, la conoscenza di se stessi, l’esperienza, la crescita personale, l’assenza di giudizio, l’autorealizzazione.
Inoltre, al centro della filosofia socratica c’è l’uomo, con la sua unicità, con le sue capacità di conoscenza e di ragionamento, con la possibilità di apprendimento critico e non passivo.
Il Coaching prende a piene mani da queste lezioni: partendo dall’asserto che ogni individuo è unico e irripetibile, giunge a creare un metodo che gira attorno al dialogo tra due persone, nessuna delle quali intenzionata a riversare il proprio sapere nell’altro come se fosse un contenitore vuoto da riempire delle proprie certezze indiscusse: la relazione si basa sulla comunicazione, sull’ascolto e sulla reciproca possibilità di apprendimento.
Il Dialogo nel Coaching adotta del dialogo socratico i tre momenti che lo compongono: il non Sapere, l’Ironia e la Maieutica.
Il non sapere è una condizione che ci permette di ottenere due risultati:
- ascoltare l’altro e accogliere la sua visione delle cose come fossimo una tabula rasa, senza esternare giudizi personali e senza voler imporre la nostra verità, rischiando di vanificare la possibilità dell’altro di nutrire il dubbio e di proseguire nella sua crescita personale attraverso la conoscenza, in primis di se stesso;
- evitare di accampare certezze assolute, soprattutto sugli argomenti più distanti dalle faccende umane, impegnandoci a nutrire il dubbio, a proseguire nella ricerca della conoscenza relativa a noi stessi e alle cose umane, distinguendoci da chi, dando per buono di possedere la verità, non fa più sforzi per ricercarla, neanche quando le argomentazioni addotte si dimostrano fallaci o inconsistenti.
Il Dialogo nel Coaching: l’Ironia
Il Dialogo nel Coaching fa suoi principalmente due momenti del dialogo socratico: Ironia e Maieutica.
Partiamo dall’Ironia, grazie alla quale viene dimostrato il “non sapere”.
La prima cosa da fare, per Socrate, è mettere i suoi interlocutori di fronte alla loro ignoranza, in un confronto in cui coinvolge anche se stesso. A tale scopo fa ricorso all’Ironia, dal greco εἰρωνεία, eirōneía, ovvero Dissimulazione. Nello specifico, dissimulazione del proprio pensiero. Socrate giunge a dimostrare il non sapere in cui inconsapevolmente si trovano i suoi astanti attraverso l’ironia, che si concretizza nell’utilizzo di giochi di parole, di finzioni grazie alle quali mettere allo scoperto le coscienze altrui, convinte e soddisfatte delle formule cristallizzate su cui poggia il loro sapere o, meglio, la loro pretesa di sapere.
Socrate si finge ignorante su qualunque argomento e, in quanto tale, chiede al suo interlocutore delucidazioni su una materia in merito alla quale questi si sente ferrato.
Dopo aver adulato abbondantemente la persona con la quale si sta confrontando, il filosofo inizia a farle una serie di domande sempre più specifiche.
Enfatizzando il suo non sapere in materia per suggerire il dubbio al suo interlocutore e impiegando la confutazione per fiaccarlo, per dimostrargli l’inconsistenza e la debolezza delle sue convinzioni, Socrate raggiunge il suo scopo: dimostrare all’altro che la sua certezza di sapere è illusoria e motivarlo a riprendere la ricerca del vero.
In sostanza, l’ironia serve a purificare la mente e a liberarla dalle certezze granitiche, talvolta assiomatiche, scuotendo l’individuo dal torpore in cui è imprigionato e rinfocolando in lui il desiderio di conoscenza grazie al dubbio.
Il dialogo nel Coaching fa ricorso all’ironia per due ragioni principali: il Coach non deve suggerire al Cliente la sua verità, sia per non influire sul pensiero di questi sia per non metterlo a disagio, e deve indurre il Cliente al ragionamento, così che questi possa spogliare il proprio pensiero da convinzioni e giudizi, personali e altrui, recuperare il desiderio di conoscere se stesso e ritrovare i suoi autentici obiettivi in vista dell’autorealizzazione.
Il Dialogo nel Coaching: la Maieutica
Il Dialogo nel Coaching deve molto alla Maieutica socratica, ovvero l’arte di fare partorire alle menti, in modo autonomo, la verità.
Socrate non ha intenzione di svuotare le teste dei suoi discepoli per riempirle del suo sapere e dei suoi dogmi. Non ha intenzione di fare arrivare un suo pensiero dall’esterno: il suo scopo è fare in modo che ciascuno cerchi la verità dentro se stesso. Ecco perché Platone, nel Teeteto, fa dire a Socrate di avere ereditato da sua madre la professione di ostetrica: così come lei faceva partorire le donne, lui faceva partorire le menti. È questa la cosiddetta Maieutica socratica, dal greco μαιευτική (τέχνη), vale a dire (arte) ostetrica.
Socrate parla di sé, sempre nel racconto di Platone, come di un mezzo attraverso cui le persone che si relazionano con lui, se anche inizialmente del tutto ignoranti, progrediscono, trovando e generando la conoscenza con il lavoro della loro mente.
La verità, come si evince da queste parole, è una conquista personale e la filosofia è un percorso soggettivo che si svolge nella mente di ciascuno. In ciò sta uno dei principi della pedagogia, ovvero l’importanza dell’educazione nella forma dell’auto-educazione, un processo attraverso cui l’allievo viene aiutato dal suo maestro a crescere in modo autonomo, attingendo dalle proprie risorse.
Il dialogo nel Coaching si distingue per l’uso della maieutica socratica: il Coach, tenendo a freno il giudizio e cercando di non sostituirsi al Cliente, fornisce a questi degli strumenti utili a stimolare in lui la riflessione e l’autorealizzazione.
Il Dialogo nel Coaching: importanza di Ironia e Maieutica
Da quanto detto, è facile comprendere perché il dialogo nel Coaching ricorra a Ironia e Maieutica, in aggiunta al riconoscimento da parte del Coach, anch’esso di derivazione socratica, del suo non sapere, presupposto utile, come detto, a un ascolto libero da giudizi e a suggerire al Cliente la necessità di fare piazza pulita dalle convinzioni.
L’ironia, nel Dialogo di Coaching, attraverso una serie di domande aperte, serve al Coach per indurre il Cliente a proseguire nella crescita personale, a mettere in discussione le certezze acquisite, a porsi domande, ad esempio sui propri obiettivi, a ripensare le cose che non lo soddisfano più o che accetta in modo acritico.
La maieutica, da parte sua, serve a fare in modo che il Cliente tiri fuori i suoi pensieri più autentici, i suoi obiettivi, le sue emozioni in modo da passare all’azione con la più forte consapevolezza di se stesso e delle sue intenzioni.
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