A cosa pensi quando senti pronunciare la parola amore ? Scommetto che pensi subito agli altri.
Rivolgere il pensiero all’amore significa, il più delle volte, pensare all’amore verso i figli, i genitori, gli amici e i compagni di vita.
Per centinaia d’anni siamo stati condizionati dalle tradizioni spirituali e filosofiche che hanno posto l’accento sull’importanza di donare se stessi agli altri. Questo ci ha portato a dimenticare una dimensione essenziale che rappresenta il fondamento stesso dell’amore: l’amore verso se stessi.
Può sembrare facile, ma amare se stessi dopo aver trascorso una vita a reprimere le proprie pulsioni prendendosi cura solo degli altri è abbastanza complesso.
In qualche occasione ho visto persone smarrite, incapaci di rivolgere su di sé il più piccolo gesto di attenzione.
Una delle cose più importanti della cura di sé è quello di avere il coraggio di occuparsi di sé.
Andare oltre le critiche e, in taluni casi, oltre i modelli culturali che ci vengono imposti dal contesto sociale, dall’educazione familiare o scolastica, rappresenta un momento di fondamentale importanza per la nostra evoluzione culturale e spirituale.
Prendersi cura di sé significa volersi bene, significa saper monitorare il proprio stato fisico avendo cura del proprio corpo; prendersi cura di sé significa riconoscere le proprie emozioni, i propri bisogni, le proprie gratificazioni.
La società d’oggi tende ad imporre metodi educativi volti a reprimere i desideri, i piaceri e le gratifiche.
Regole, giudizi e sensi di colpa nascono ogni volta che ci sentiamo felici, ridiamo, ci divertiamo o più semplicemente desideriamo qualcosa per il nostro bene.
Assumere comportamenti rivolti alla cura di sé in certi casi può attivare il giudizio sociale di essere delle persone egoiste dimenticando che il vero egoismo non consiste nel vivere come ci pare perseguendo il nostro bene, ma nell’esigere che gli altri vivano come piace a noi.
Non hai mai notato, ad esempio, che ci sono delle persone che non sanno ridere e che non sanno assolutamente divertirsi? Non lo fanno perché non lo hanno assolutamente appreso e nessuno mai glielo ha insegnato.
Il nostro sistema educativo spesso ispirato “al problema”, alla regola del “…prima il dovere poi il piacere” ci spinge a separare nettamente i due aspetti e ci obbliga a non provare piacere nei nostri doveri.
Personalmente vivo il concetto “amore verso di sé” come una grande sfida, come una grande possibilità di migliorare la mentalità e le convinzioni di persone, Aziende e Organizzazioni varie.
Hai mai pensato quanto possano essere potenti le credenze dei nostri genitori? E quante di queste sono diventate le nostre credenze? Se valutiamo di non avere il diritto, se stimiamo di non farcela, se pensiamo che sia inopportuno o difficile, così sarà: una sorta di profezia che alla fine si avvera.
Neanche l’aumentare di depressioni, paure e frustrazioni ci aiuta a cambiar pensiero, a permetterci di pensare di più a noi stessi preoccupandoci meno delle aspettative e dei giudizi che gli altri hanno nei nostri confronti.
Le credenze hanno la capacità di superare l’effetto delle medicine giacché si insediano in noi inconsciamente. Una volta preso atto della loro esistenza però, possiamo decidere di eliminarle o cambiarle attraverso nuove convinzioni.
Amarsi, volersi bene, non è egoismo, è ricerca della propria dimensione, del proprio benessere, della propria identità, della propria evoluzione individuale.
Alla luce delle riflessioni fatte, se pensi di condividere e pensi che sia arrivato il momento di cambiare, prova a cambiare prospettiva. L’egoismo esiste solo se attraverso il nostro comportamento danneggiamo qualcuno o arrechiamo danno agli altri.
L’ amore di sé, come fondamento della relazione con l’altro, è anche un comando biblico: “Il forestiero che soggiorna fra voi, lo tratterete come colui ch’è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso; poiché anche voi foste forestieri nel paese d’Egitto. Io sono l’Eterno, l’Iddio vostro” (Levitico 19,34). Questa interessante ingiunzione sarà ripresa anche da Gesù nell’Antico Testamento: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Matteo 22,39).
Per amare gli altri dobbiamo amare noi stessi, possiamo donare ad un altro individuo solo ciò che possediamo… Pensaci! E’ nella la natura dei verbi “amare” e “donare”.
Non possiamo dare ciò che non abbiamo. Ama te stesso e amerai gli altri; quanto più profondo sarà l’amore che riuscirai a riservare per te stesso, tanto più forte ed esteso sarà quello che proverai per il tuo prossimo.
A cosa pensi quando senti la parola amore? Pensa all’ amore verso te stesso!
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