Oggi desidero parlare delle Olimpiadi di Londra e di Sport Coaching.
Come avrete notato dal titolo, voglio porre l’attenzione su un fortissimo atleta, Asafa Powell, il quale, puntualmente, nei grossi appuntamenti va incontro a sonore “debacle”.
Powell è un grande atleta, capace più di ogni altro, di scendere sotto i 10 secondi nei 100 metri. E’ stato anche più volte detentore del record del mondo prima dell’avvento del “mostruoso” Usain Bolt.
Facendo poi una valutazione più o meno attenta sulle prestazioni di Powell, mi sono accorto che ottiene tempi di assoluto valore quando in gara non vi sono i big della specialità, in sostanza quando non si sente sotto pressione. Nei grandi appuntamenti, invece, quali le Olimpiadi o i mondiali, è andato puntualmente incontro a brucianti sconfitte; in particolar modo le sue performance sono state molto al di sotto dei suoi normali standard.
Qualche giorno fa, ho letto un articolo in cui è stato addirittura definito “il centometrista fragile”, il “non cuor di leone”.
Il giornalista si riferiva chiaramente alla sua fragilità mentale nell’affrontare le gare. E’ chiaro che in una competizione, soprattutto di altissimo livello, essere forti non basta. E’ parimenti importante l’atteggiamento, la consapevolezza, la convinzione di essere forte e soprattutto di dimostrarlo.
Prima si pensava (concezione comportamentista) che l’uomo fosse un contenitore vuoto in cui mettere di tutto e di più. Un nuovo “modello”, invece, vede l’uomo simile ad un seme capace di trasformarsi in un albero.
Per diventare un grande albero, il seme ha bisogno di acqua, luce, nutrimento ecc. ecc. Soprattutto la mano esperta e possibilmente anche l’amore di un bravo giardiniere; così l’uomo ha bisogno di sostegno, incoraggiamento, guida, consapevolezza dei suoi mezzi e determinazione.
Questo modello ci dice che il seme contiene tutte le potenzialità per diventare un albero forte; ma anche l’uomo ha dentro di sé le risorse per raggiungere i suoi prefissati traguardi.
Che cosa caratterizza un atleta come Powell? Sicuramente la non piena fiducia nelle sue potenzialità e nei suoi mezzi.
Cos’è che manca allora all’atleta Powell perché non fallisca gli appuntamenti più importanti? Secondo il mio modo di vedere, manca un lavoro adeguato di un Coach che dovrebbe adoperarsi al fine di rimuovere fragilità, blocchi e paure.
Molto probabilmente, in questo modo la carriera sportiva di Powell sarebbe costellata di maggiori successi, di un numero più congruo di medaglie e soprattutto di prestazioni tecnicamente di maggior valore.
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