Stiamo vivendo una bellissima stagione all’insegna dello Sport Coaching.
Si sono appena concluse le Olimpiadi e l’attenzione del mondo sportivo torna a concentrarsi essenzialmente sul calcio.
E’ stata un’estate avvincente: le medaglie olimpiche, le vittorie, le delusioni, i primi atleti in ritiro “… e la brutta notizia di Alex Schwazer”.
Ed è proprio in relazione a quest’ultima “vicenda” che non posso fare a meno di pensare che tutti gli atleti professionisti, oggi come oggi, dovrebbero sapere quanto è determinante la preparazione mentale al fine di ottenere risultati ottimali.
Ad Alex sarà mancato un Coach? Non so se aveva chiesto aiuto a qualcuno, me lo sono chiesto molte volte in queste settimane e non nego, avendo sentito la sua intervista, che ho pensato più volte di domandargli: “Alex, (cavolo!!!) come mai non hai pensato di prepararti lavorando assieme ad un Coach!”
La condizione fisica (e/o la predisposizione genetica), pur mantenendo un ruolo preponderante non basta più perché se non associata a una buona condizione mentale, si rischia di produrre risultati incerti mossi dall’improvvisazione e dall’instabilità.
Durante le recenti Olimpiadi ho avuto modo di ascoltare alcune interviste degli atleti italiani. Molti lamentavano un certo ritardo nell’ammodernamento delle tecniche di allenamento e, soprattutto dai nostri atleti del nuoto, ho avuto la sensazione di una scarsa preparazione fisica ma soprattutto inadeguata preparazione motivazionale, come confermato dagli sfoghi di Filippo Magnini dopo la gara della staffetta 4×100.
In questo ultimo periodo mi sono intrattenuto pure ad ascoltare delle interviste, perché il campione si riconosce anche da ciò che dice. Anche un “orecchio poco esperto” che presti un po’ di attenzione, riesce a percepire se esiste un giusto atteggiamento mentale verso la vittoria.
Secondo voi un “top atleta”, che finisce su tutte le prime pagine dei giornali, può dichiarare di andare alle Olimpiadi senza avere l’obiettivo di vincere?
In molti hanno questa bruttissima abitudine… come se dovessero per forza manifestare umiltà o scarsa voglia di vincere. E troppi, purtroppo dimenticano il motto olimpico: “Citius!, Altius!, Fortius!” ovvero “Più veloce!, più in alto!, più forte!” preferendo la frase più tranquillizzante “L’importante non è vincere, ma partecipare” come rappresentazione dello spirito dei Giochi.
Ragazzi… sveglia ci sono i Coach… gli obiettivi si dichiarano… anzi si mettono per iscritto!!!
Forse vale la pena provare a superare tutta questa dannata diffidenza. Quanti anni ci vorranno ancora per aprire a un nuovo modo di concepire la propria preparazione?
A livello internazionale la ricerca del successo sportivo ha motivato molti atleti ad avvicinarsi al mondo del Coaching sportivo con l’obiettivo di migliorare le performance e allenare le potenzialità mentali: non sarà il caso di sperimentare?
Nelle competizioni di altissimo livello (come ad esempio le Olimpiadi, i Campionati del Mondo e alcune gare importanti) si concentrano in una sola competizione i sogni, le ambizioni e gli obiettivi di un’intera carriera sportiva. In tali competizioni l’imperativo è: non sbagliare!
Occorre gestire lo stress, le emozioni e riuscire ad avere la giusta concentrazione.
E’ risaputo, ormai, che i grandi campioni sanno essere dei fuoriclasse soprattutto nei momenti decisivi ed è proprio su quest’aspetto che un Coach esperto può e deve affiancare il suo atleta.
Di certo non esiste una ricetta magica, ma alcuni punti certi, predisponenti al successo esistono: un buon livello di autoefficacia e autostima, fiducia in sé consapevolezza delle proprie azioni ed emozioni.
Appuntamento alle prossime Olimpiadi nella speranza che qualcosa sia cambiato.
Ad maiora!
Tag:coach sportivo, Coaching e sport, Coaching sportivo, sport coach, Sport Coaching