Che cos’è il Talento. Scopri la migliore Definizione di Talento, a cosa è utile e come puoi utilizzarlo.
Per Talento si intende un’abilità, un’inclinazione naturale. La parola Talento, nel tempo, è stata usata per indicare diverse cose, collegate le une alle altre da sfumature di significato.
In Grecia, Tàlanton era la bilancia, in senso più ampio il peso. Di lì, passò a indicare una moneta, il Talento, che veniva pesata per controllarne il valore.
A dare alla parola Talento l’attuale significato è stata la Parabola dei Talenti contenuta nel Vangelo, nella quale il termine viene impiegato per indicare la moneta, ma con un senso metaforico e paideutico piuttosto evidente.
Dunque, la parola Talento inizialmente indicava la bilancia, quindi il peso. Successivamente, una moneta di valore. Per traslato, passò a indicare una predisposizione naturale. E la Parabola dei Talenti ha definitivamente sdoganato questo significato.
Attualmente, il Talento è assimilabile al concetto di “dote innata“.
Il Talento. Cosa vuol dire avere Talento
Il Talento è un’attitudine innata a un’attività. Avere talento significa riuscire a fare facilmente qualcosa che risulta difficile a quanti non siano dotati di Talento.
Quando si parla di Talento, ci si riferisce a una capacità innata e personale, che fa apparire, quando esternato, una persona eccezionale rispetto alla norma della sua specie. Per intenderci, il fatto che un gatto ci veda di notte potrebbe apparirci un Talento, in quanto, per quel che ne sappiamo, al buio gli esseri umani non vedono. Dal momento che la visione notturna è un tratto tipico della specie felina, non è un’eccezione, non è un fatto insolito, non viene considerata un talento. Semmai, se incontrassimo una persona che ha questa stessa dote, che non fa parte del bagaglio comune agli esseri umani, proveremmo meraviglia. E la meraviglia è un argomento che attiene ai talenti, su cui tornerò più avanti.
Per quanto il Talento sia innato e innegabile e per quanto, anche non coltivandolo, non si dissolve come non lo avessimo mai avuto, per affinarlo ha bisogno di essere allenato. Questo significa che, sebbene un talento sia pressoché automatico e, pertanto, nel momento in cui le condizione ne permettono l’attivazione, con ottime probabilità si attiverà, per affinarsi e per non regredire ha comunque bisogno di essere adoperato in modo appropriato.
Il Talento non passa inosservato. Se anche chi ne possiede uno non ne fosse consapevole, nel momento in cui il suo talento viene fuori, chi si trova con lui non potrà non notarlo. Un esempio semplice, di cui ogni tanto si sente parlare? Il prodigio dello sport. Il ragazzino che va a giocare a calcetto con gli amici probabilmente non si renderà conto della sua abilità, anzi, se fallirà un tiro in porta, forse penserà di essere un pivello. Ma, qualora un compagno più esperto o un adulto che ha occhio lo vedesse in azione, non potrebbe non notare la differenza smaccata che intercorre tra il suo modo di giocare e quello dei suoi compagni.
In merito a cosa origini uno specifico talento, esistono due scuole di pensiero:
- La scuola genetista, secondo la quale il talento è un fatto genetico, dunque ereditario;
- La scuola ambientalista, che riconduce il talento agli effetti dell’ambiente sull’individuo.
Fatto oggetto di studi, di recente il talento è stato ricondotto a una specifica area del cervello, quella limbica, una parte filogeneticamente antica del cervello, preposta, tra l’altro alle emozioni e al senso di autoconsapevolezza.
Talento, Potenzialità e Vocazione
Partiamo dalla Vocazione. Per vocazione, parola piuttosto frequente in ambito religioso, si intende una disposizione d’animo che induce l’individuo a fare delle scelte improntate ad abnegazione e dedizione assolute. La vocazione, quando impiegata, provoca piacere, nonostante i sacrifici, come si agisse per una causa superiore. Dare forma a una vocazione è come seguire una missione.
La vocazione comporta il bisogno impellente di essere impiegata e concretizzata.
Secondo Martin Seligman, la vocazione produce felicità nel momento in cui viene espressa tramite l’utilizzo di una specifica Potenzialità.
Le Potenzialità, come sappiamo, sono le forze del carattere, l’espressione concreta delle Virtù. In questo blog, vista l’importanza che le Potenzialità rivestono in una relazione di Coaching, ho spesso parlato di cosa siano, di come individuarle, di come e perché imparare a sfruttarle.
Per quanto siano entrambi oggetto della Psicologia Positiva, è bene non confondere le Potenzialità con i Talenti. Dal momento che spesso capita di assistere a sovrapposizioni lessicali, per cui le Potenzialità vengono indicate come Talenti e viceversa, ho deciso di elencare quelle che sono le più importanti differenze tra le due cose:
- i talenti sono innati, le potenzialità si formano nel corso della vita;
- i talenti sono un’attitudine naturale, le potenzialità sono tratti del carattere;
- il talento o c’è o non c’è, le potenzialità possono essere acquisite con la volontà e l’allenamento;
- i talenti non sono sviluppabili quanto le potenzialità;
- i talenti sono relativamente automatici, le potenzialità sono espressione della volontà;
- potenzialità e talenti generano coinvolgimento, ma, se le prime suscitano emozioni positive, desiderio di emulazione, i secondi, in quanto non emulabili, non edificabili da zero, possono generare gelosia, invidia e, dunque, indurre qualcuno a ostacolarli, a sminuirli.
Che cos’è il Talento e come Valorizzarlo con il Coaching
Un Coach, per i principi stessi della sua professione, è un alleato del Talento. E’ suo interesse che un Cliente impari a conoscersi, a prendere consapevolezza di sé e a sfruttare al meglio ogni sua caratteristica, talento, potenzialità o vocazione che sia.
Chi possiede un talento, per quanto si tratti di qualcosa di buono, può scegliere di ignorarlo volutamente, per incapacità di vivere con naturalezza qualcosa che, in qualche modo, fa sentire più bravi di altri, diversi, senza avere paura di sembrare arrogante o di destare invidia.
Quindi, innanzitutto è bene che il Cliente comprenda l’importanza di essere se stesso, con le sue unicità, e quanto sia sana quella dose di egoismo che permette di vivere gli aspetti positivi della propria natura senza temere giudizi e disapprovazione da parte degli altri. Rendersi conto che un talento può generare felicità significa scegliere di non rinunciarvi. Inoltre, il talento può aprire strade che, altrimenti, rimarrebbero precluse. Dunque, perché ignorarlo? Perché trascurarlo?
In questo discorso rientra anche il valore dell’Autostima, in due direzioni. Da una parte perché avere stima di sé rinfocola il desiderio di esprimersi al meglio in ogni direzione la propria natura possa condurre. Dall’altra, perché l’autostima viene alimentata dal piacere di sentirsi realizzati a modo proprio. E ricevere gratificazioni e giusti riconoscimenti, legati all’esternazione del proprio talento, è un’ulteriore spinta a essere se stessi e a migliorarsi.
Il Talento e la meraviglia
Il talento è innegabile, è socialmente riconosciuto, genera stupore, ammirazione. Per fare un esempio, è impossibile non rimanere stupiti, non emozionarsi ascoltando cantare una persona il cui talento è un’estensione vocale di tutto rispetto.
Il talento genera meraviglia, un’emozione dettata dall’inatteso, dall’impareggiabile. Assistere a un talento che si dispiega è un’esperienza fuori dall’ordinario, coinvolgente.
La meraviglia è un’Emozione che accomuna le persone e le fa sentire più vicine, in un rapporto più empatico quando messe di fronte a qualcosa di inatteso e piacevole.
Anche per questo il talento merita di essere coltivato. Non solo perché espressione di un’unicità meritevole di ammirazione. Non solo perché significa prendere coscienza di se stessi e viversi nel modo più completo. Ma anche perché il talento ha un effetto a livello sociale, generando delle emozioni forti e condivise.
Che cos’è il Talento partendo dal Valore
Per quanto ciascuno sia libero di decidere che fare del suo talento, c’è una frase molto bella che pronuncia Robert De Niro in un film, Bronx, rivolgendosi al figlio: Ricordati, la cosa più triste nella vita è il talento sprecato.
Se anche il messaggio del padre al figlio è enfatizzato, c’è un che di condivisibile sul fatto che il talento meriti di essere messo a frutto, fosse solo perché, anche grazie alle emozioni che innesca negli astanti, può essere una fonte di grandi soddisfazioni.
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