Cos’è la Formazione Esperienziale, come funziona e come si sceglie un Corso di Formazione di qualità.
La Formazione Esperienziale è una metodologia di apprendimento che passa attraverso l’esperienza. L’esperienza, a sua volta, chiama in gioco le componenti cognitive ed emotive della persona dando, quindi, la possibilità di partecipare in modo attivo al processo di apprendimento; il ruolo da protagonista che il discente si trova a rivestire, gli permettono allora di attivare le sue stesse risorse, la creatività e la proattività, di esprimersi a livello emotivo in quanto sta imparando di gestire lo stress, aiutato, nel suo percorso di apprendimento, dal formatore, che, in questo contesto, assume il ruolo di facilitatore.
Gli studi andragogici, ovvero relativi alla teoria dell’apprendimento e dell’educazione degli adulti, sostengono che la formazione esperienziale sia particolarmente adatta in relazione a questi ultimi, in quanto maggiormente rispondente alle necessità e alle specificità dei soggetti a cui è rivolta.
Nell’ambito dell’insegnamento di cui ti sto parlando, il detto “s’impara facendo” è piuttosto calzante.
Uno degli aspetti più importanti della formazione esperienziale è la sua capacità di sollecitare una riflessione critica da parte dell’individuo su se stesso e la propria realtà, utile non solo a realizzarsi a livello personale, ma anche a integrarsi in senso sociale attraverso un percorso costante di apprendimento e interiorizzazione.
Storia della Formazione Esperienziale
Parlando di formazione esperienziale, il primo nome da fare è quello di David Kolb, educatore statunitense, tra i primi studiosi che, mettendo insieme quanto osservato dai suoi predecessori, nella prima metà degli anni Ottanta diede una struttura alla cosiddetta Learning Experience.
In particolare, egli si rifece agli studi di John Dewey, di Jean Piaget e di Kurt Lewin. Del primo condivise una visione progressista dell’educazione. Vissuto a cavallo tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del Novecento, Dewey, filosofo e pedagogista statunitense, esercitò una notevole influenza sulla cultura e sui sistemi educativi del proprio paese. Critico verso una forma di educazione in cui l’insegnamento arriva solo dal docente e l’alunno figura come soggetto passivo, Dewey sosteneva che le esperienze debbano nascere dagli interessi naturali di chi apprende e che compito dell’educatore sia assecondare tali interessi. In senso più ampio, egli si basò su una concezione dell’esperienza come rapporto tra l’uomo e l’ambiente circostante, in cui l’individuo non sia spettatore passivo, ma interagente con quanto lo circonda.
Da Lewin riprese il valore dato all’azione e all’esperienza nella formazione di concetti, all’importanza di un’integrazione tra momento teorico e momento pratico. Infine, da Piaget ereditò il valore dell’esperienza nello sviluppo della mente del bambino, il quale, dapprima, matura la capacità di manipolare oggetti presi dall’ambiente circostante e poi impara a ragionare in modo astratto su concetti astratti. Mettendo insieme tutti questi studi, Kolb trasse la Teoria della Formazione Esperienziale.
Come funziona la Formazione Esperienziale, il Circolo dell’Apprendimento per vivere l’Esperienza
David Kolb definisce l’apprendimento esperienziale come “un processo in cui la conoscenza viene creata attraverso la trasformazione dell’esperienza”.
Per illustrare la sua teoria, voglio partire dal modo in cui viene rappresentata, vale a dire dal modello che creò in merito.
Si tratta di una sorta di circolo virtuoso, di spirale composta da
=>Esperienza Concreta => Osservazione Riflessa => Formazione di Concetti Astratti => Sperimentazione Attiva.
Secondo Kolb, l’apprendimento parte da un soggetto che compie un’azione, osserva quanto provocato e generalizza quali effetti azioni simili potrebbero produrre qualora venissero ripetute in futuro. Questo consente di stabilire i principi generali sottesi a quel rapporto causale e, dunque, di creare connessioni tra azione ed effetti in particolari condizioni. Una volta compresi i principi generali, questi vengono applicati in nuove situazioni, per nuove azioni, e così si riapre il circolo, con nel bagaglio nuove riflessioni per una nuova esperienza.
Il fatto che l’esperienza rivesta un ruolo di rilevo in questo percorso ciclico ha fatto sì che la teoria di Kolb prendesse il nome di Apprendimento Esperienziale.
L’apprendimento può partire da uno qualsiasi dei quattro punti illustrati e, cosa più importante, la ciclicità del percorso fa dell’apprendimento secondo Kolb un movimento continuo.
Senza dilungarmi a riguardo, è interessante sapere che Kolb individuò quattro orientamenti di base dell’apprendimento, a seconda del settore nel quale ci si posiziona preferibilmente nell’imparare. Dunque, vi è chi è più orientato all’Esperienza Concreta, chi all’Osservazione Riflessiva, chi alla Concettualizzazione Astratta e chi alla Sperimentazione Attiva. A seconda di come gli Orientamenti si combinano tra loro, vengono ricavati quattro stili di apprendimento, Adattativo, Divergente, Convergente e Assimilativo.
Il modello elaborato da Kolb si configura anche come un paradigma di pratica formativa.
La Learning Experience, in sostanza, costituisce un tipo di apprendimento che comprende l’esperienza cognitiva e quella emotiva o sensoriale. La costruzione della conoscenza, in questo processo, non avviene tramite la passiva acquisizione di concetti, ma attraverso l’osservazione e la trasformazione dell’esperienza diretta fatta al di fuori dei contesti tradizionali.
Quali sono i vantaggi della Formazione Esperienziale
Esistono diversi vantaggi legati alla formazione esperienziale. Uno fondamentale, che si lega anche al contesto nel quale viene adoperato, è il fatto che sia particolarmente adatto a dei destinatari adulti. Il fatto che si tratti di un metodo che richiede una partecipazione attiva, che metta in gioco caratteristiche come proattività e problem solving lo rende particolarmente adatto a persone che hanno già un loro bagaglio di esperienze e possono trovare costruttivo metterle in gioco e rimetterle in discussione.
Infatti, nella formazione esperienziale si realizzano l’azione, la possibilità di interagire a vari livelli, di essere protagonisti del proprio apprendimento, provarla in prima persona, evolvere in relazione a essa e farla evolvere in base alla propria individualità. Inoltre, il discente può affrontare situazioni incerte, di fronte alle quali si sente impreparato, cosa che gli consente di imparare a gestire l’emotività e a fronteggiare lo stress in una situazione in cui, comunque, non si trova solo, perché affiancato dal formatore.
Ancora, si tratta di un percorso che consente di saggiare le capacità di problem solving, di sfruttare la creatività, di incrementare l’autoconsapevolezza attraverso l’auto-osservazione e l’etero-osservazione. L’esperienza acquisita in questo modo entrerà a far parte del bagaglio del discente-protagonista e diventerà un nuovo punto di partenza per un ulteriore ciclo di apprendimento.
Il Cono dell’Apprendimento
Al discorso sulla formazione esperienziale si lega un modello teorico elaborato da Edgar Dale, il Learning Cone o Cono dell’Apprendimento.
Secondo Edgar Dale, pedagogista americano, la memoria è particolarmente influenzata dall’esperienza. Pertanto, elaborò una scala per misurare la durata della memoria in relazione al metodo di apprendimento. Questo può essere attivo – contempla il dire e il fare – o passivo – composto da udire e vedere -, e, stando alla sua analisi, quanto più un’attività di studio è attiva e coinvolgente, tanto più se ne conserva memoria con il passare del tempo.
In pratica, e andando a vedere quanto riportato nello schema, se di un’attività di lettura, dopo due settimane, si ricorda il dieci per cento di quanto appreso, simulare una reale esperienza, ad esempio, approntare una lezione come se si dovesse insegnare quello che si è studiato a qualcun altro, permette di preservare di quanto appreso, dopo due settimane, il novanta per cento. Tra l’altro, l’apprendimento collegato a esperienze dirette che abbiano tirato in ballo la componente emotiva, genera tanti ancoraggi informativi che consentono di recuperare più facilmente il ricordo di quanto appreso.
La Formazione Esperienziale nel Coaching
In linea generale, va detto innanzitutto che il ruolo rivestito dal formatore esperienziale può essere interpretato in maniera congeniale, tra gli altri, dal Coach. In genere, egli stabilisce con il Cliente un rapporto uno a uno, ma può anche lavorare con un gruppo di persone.
L’attività di gruppo, pertinente con l’ambito della formazione esperienziale, consente di osservare i partecipanti calati in un processo di apprendimento che ha una componente sociale e, dunque, di capire come venga immediatamente messo in pratica quanto stanno imparando, grazie alla possibilità di relazionarsi con gli altri. Cosa che permette, inoltre, all’allievo di ampliare il bagaglio delle sue conoscenze anche attraverso le reazioni altrui e grazie a un’esperienza diretta di quanto sta interiorizzando.
Per dirla in parole povere, la Learning Experience consente di mettersi in relazione con altre persone, imparando a fare e a gestire i rapporti in modo non isolato e non solo teorico, dandosi la possibilità di capire come comportarsi in un futuro rapporto Coach-Cliente e dando al Coach-Formatore la possibilità di accompagnare il discente nel suo percorso in modo diretto e immediato.
Dunque, il Coach, nella sua veste di formatore, in questo ambito, può
- intervenire nell’allineamento della formazione acquisita dai singoli soggetti
- accompagnare ciascun individuo presente alla formazione nel processo di cambiamento che apprendimento ed esperienza comportano
- aiutare a sviluppare le singole performance osservandole di persona
- conoscere in modo più completo gli allievi, così da realizzare un tipo di formazione più mirata e adatta alle singole esigenze
- supportare nell’individuazione e nell’applicazione delle singole capacità
- aiutare a migliorare dal punto di vista di aspetti come reazioni emotive, gestione dello stress, lavoro in gruppo e rapporti sociali.
Da non dimenticare il fatto che la formazione esperienziale chiama in gioco l’Intelligenza Emotiva, dunque non si tratta di un apprendimento asettico, ma di un arricchimento interiore sperimentato e sviluppato in modo personale.
La scelta di una Formazione Esperienziale nella Scuola di Coaching
La formazione esperienziale è particolarmente adatta in un percorso di apprendimento di Coaching. E’ una metodologia che permette di fare esperienze significative che saranno impiegate nel proprio contesto lavorativo avendone già una conoscenza pratica e che pone il discente in un ruolo da protagonista, ruolo che, come sai, consente di mettere in luce le proprie specificità e unicità, in modo da dare una forma personale al proprio processo di conoscenza, di verificare in prima persona e, se necessario, rivedere il proprio modo di porsi in rapporto con gli altri e, cosa molto importante, di trasformare la formazione in azione e, di seguito, in apprendimento.
Oltre a quanto detto, tra le ragioni per cui ho scelto la formazione esperienziale come metodologia di insegnamento, il fatto di avere optato per un percorso full immersion, quindi caratterizzato dalla continuità e dall’intensità dell’apprendimento, è legato alla volontà di non spezzettare l’esperienza formativa dei corsisti, dando loro modo di porsi su un continuum temporale, ma anche emotivo, così che il pathos legato all’apprendimento rimanga alto e quanto appreso venga memorizzato in modo più efficace, minimizzando la possibilità di dimenticare quanto imparato tra una lezione e l’altro. La formazione, in questo modo, viene vissuta in modo completo e costante, in senso conoscitivo ed emotivo, dai corsisti, i quali, partecipando in prima persona alle lezioni e mettendosi in gioco nel ruolo professionale che vorrebbero rivestire, hanno modo di apprendere il lato pratico della professione di Coach monitorati in prima persona dal formatore.
La parte successiva, quella che contempla i webinar e l’affiancamento online, serve, ascoltando eventuali dubbi e problematiche riscontrati dai discenti, a completare la formazione con consigli e delucidazioni che potrebbero essersi resi utili andando ad agire in modo autonomo.
La Formazione Esperienziale e la Formazione Continua
Come detto in questo articolo facendo un discorso generale sulla formazione esperienziale, David Kolb ha creato uno schema che può essere applicato in modo valido in relazione alla formazione di un pubblico adulto. Ha tracciato un percorso in cui l’apprendimento prende la forma di un circolo virtuoso in cui ogni punto di arrivo diventa un nuovo punto di partenza per un nuovo giro. Questa continuità è stata trasportata nella mia proposta formativa nella cosiddetta “formazione continua”.
Il sapere, soprattutto in un ambito ampio e giovane come il Coaching, non si esaurisce mai. Inoltre, la scelta fatta corrisponde alla volontà non solo di integrare le conoscenze, ma di stimolare nuovi percorsi conoscitivi ed emotivi che consentano di ampliare ulteriormente il proprio bagaglio di esperienze e di sapere.
Formazione Esperienziale – Il Quarto Sapere
L’esperienza permette di trasformare anche momenti quotidiani in fonti di apprendimento attraverso i tre step successivi all’esperienza stessa, ovvero osservazione riflessiva, concettualizzazione astratta e sperimentazione attiva. Questo modo di imparare è stato definito Quarto Sapere, in quanto diverso da quelli di cui si sente più diffusamente parlare – sapere, saper fare, saper essere -. E’ un apprendimento, come hai modo di capire in ogni momento
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