Sport Coaching per migliorare la motivazione sportiva e agonistica
Ieri mi trovavo a cena con alcuni vecchi amici e, come spesso succede, il discorso è andato a finire sul Coaching e sul mio lavoro di Coach e di Formatore .
Dal Life Coaching al Business Coaching, ho l’impressione che da un po’ di tempo a questa parte molte più persone siano interessate a comprendere meglio questa bellissima disciplina che finalmente sta raggiungendo l’attenzione popolare che merita.
Alla fine, però, siccome a tavola c’erano dei miei ex compagni di squadra ci siamo ritrovati a parlare di Sport Coaching anche in relazione alle ultime imprese sportive di alcuni atleti italiani.
Complice qualche “bicchierino di troppo” (ed anche delle tante battute goliardiche) non credo di essere riuscito a spiegarmi in maniera chiara ed esaustiva, così stamattina, appena sveglio, ho deciso di mettere giù due righe con l’intenzione di inviare a tutti una mail per spiegare meglio il concetto di Sport Coaching.
Ne approfitto per pubblicare questo post, nella speranza che possa destare interesse per te ed anche per i futuri allievi della Scuola di Coaching in partenza il prossimo ottobre.
Subito un’importante premessa! Affrontare discorsi sullo Sport Coaching non è diverso da farlo nel settore del Coaching Aziendale (Business Coaching) o nel Coaching alla persona (Life e Personal Coaching): il Coaching, infatti, è un unico grande metodo, un metodo che pone al centro dell’intervento la persona carica delle sue motivazioni, dei suoi obiettivi e della sua volontà di migliorare.
Parlare di Sport Coaching, quindi, non significa far assumere al metodo una specificità, lo Sport Coaching è solo un modo di declinare e interpretare il Coaching stesso.
Lo sport Coaching è sicuramente molto appassionante perché mette in condizione il Coach di applicare a 360° gradi le sue competenze e conoscenze. E’ sufficiente pensare al grande lavoro che il Coach può svolgere con un Atleta Professionista per comprenderlo; ti assicuro che è veramente molto gratificante.
Il lavoro sulla motivazione ovviamente fa da “nucleo centrale” ma intorno a questo, girano tanti delicati aspetti: la capacità di tollerare lo sforzo psico-fisico, la capacità di difendersi dallo stress, il lavoro sull’autoefficacia, lo stato di flow, ma anche lo spirito di squadra e lo stile di leadership.
Questo è ciò che mi spinge a considerare lo Sport Coaching l’Università del Coaching
Il Coaching nasce nel mondo sportivo e quindi alcuni concetti rimangono inseriti in maniera indelebile nel suo DNA: tra questi troviamo di sicuro la volontà di incrementare e migliorare le performance e di conseguire obiettivi di maggior valore.
Per dovere di cronaca occorre ricordare che alcune tecniche di Sport Coaching furono “importate” negli anni ’70 in area aziendale dando vita a un nuovo modo di organizzare l’Azienda e la Formazione manageriale: questo nuovo modo di gestire l’intervento in azienda è chiamato Business Coaching.
La sperimentazione della pratica del Coaching iniziò anche nella vita privata delle persone con il Life/Personal Coaching, cercando di rimarcare la differenza con gli interventi di altra natura ed in primis l’intervento sulle psicopatologie.
Il Coaching di stampo umanistico (ovvero quello che non fa un uso/abuso delle tecniche ma si concentra prevalentemente sull’individuo), colloca la persona al centro dell’intervento e si sofferma prevalentemente sui processi di autodeterminazione e autorealizzazione.
Questo approccio “orientato alla persona” impone al Coach di essere costantemente concentrato sulle potenzialità del cliente a discapito della concentrazione sugli aspetti tecnici e specifici del compito. Nel caso dello Sport Coaching non si fa eccezione e quindi le modalità di allenamento, gli aspetti di gioco specifici, la tecnica, non rientrano nel raggio d’azione dell’intervento di Coaching.
Il Coach, proprio per confermare il suo approccio umanistico, non dovrà mai dimenticare che l’incremento del tasso di felicità del suo cliente (persona, manager o atleta che sia).
Nello Sport Coaching si considera la persona unica e irripetibile e il futuro desiderato dell’atleta diventa da un lato il primo “fattore di traino”, dall’altro diventa il motivo per il quale val la pena organizzare le proprie azioni, i propri piani, i propri allenamenti. Il motivo per “dare il cuore”.
Questo modo di rendere protagonista il futuro dell’essere umano, nel Coaching, nasce dall’incontro tra una serie di approcci che vanno da quello filosofico, a quello dei metodi e delle tecniche più scientifiche.
Forse la disciplina per come la conosciamo oggi, non si sarebbe mai sviluppata se non ci fosse stato un confronto e un incontro interdisciplinare tra la scienza dello sport, la psicologia, l’economia la letteratura e l’arte.
Il Coaching affondando le sue radici nella Psicologia Positiva prescrivendo che la soddisfazione e la felicità vengano conseguiti attraverso una serie di azioni utili ad allenare le potenzialità personali [Seligman], rifiutando quindi i quadri psicologici patologici.
Il Coaching è una competenza relazionale agita da un Coach Professionista nei confronti del proprio cliente che dà i suoi risultati grazie alla qualità della relazione che si instaura tra il Coach e il proprio Cliente.
I risultati conseguiti dipendono in larga misura dal rapporto di sostegno e partnership che s’istaura tra il Coach e il suo allievo/cliente oltre che dallo stile di comunicazione/relazione che vengono utilizzati.
In ogni caso nello Sport Coaching non bisogna mai dimenticare di soffermarsi sulla qualità della relazione, sulla motivazione, sulla concentrazione nonché sul quadro emotivo dell’atleta, sulla miglior determinazione, progettazione e conseguimento degli obiettivi.
Fin dai primi anni d’esordio Tim Gallwey pedagogista inglese e allenatore di Tennis, volle mettere in evidenza l’essenza del Coaching: “liberare le potenzialità di una persona per riuscire a portare al massimo il suo rendimento; imparare ad apprendere piuttosto che impartire insegnamenti” come ampiamente descritto nel libro “Coaching” di John Whitmore.
Esplorare le potenzialità e “tirare fuori” il meglio da ogni persona presuppone che esistano capacità che attendono solo di essere liberate.
Un buon Coach “vedrà” prima la persona, poi, in un secondo tempo, si soffermerà sull’allenamento delle potenzialità e al miglioramento delle performance e delle prestazioni.
Da ex atleta agonista credo di poter condividere pienamente con Gallwey la posizione secondo cui “l’avversario che si nasconde nella nostra mente è molto più forte di quello che si trova dall’altra parte del campo”.
Nello Sport Coaching come in ogni prestazione sottomessa ad un obiettivo, la “forza mentale” ha un’importanza fondamentale.
E’ proprio la “forza mentale”, quel mix d’intelligenza emotiva, relazionalità, creatività, motivazione al successo, autostima, nonché di resistenza allo stress, spirito di squadra e desiderio di vittoria, a fare la differenza per il raggiungimento degli obiettivi.
Ed è ancora la forza mentale ad alimentare la motivazione nel conseguimento degli obiettivi dell’atleta poiché attiva “le molle” propulsive.
Studi di Coaching in materia di motivazione sportiva affermano che gli atleti migliori hanno maggior capacità di concentrazione e una volontà di affermazione superiore alla media. In altre parole “Super uomini” prima ancora che nel corpo, nella mente e nel cuore.
E’ ovvio che nello Sport Coaching il Coach non si sostituisce all’allenatore. Il suo intervento è di affiancamento e l’allenatore rimane il leader dell’allenamento fisico, tattico, strategico, dell’atleta.
Il Coach, quindi, “arricchisce il sistema” attraverso lo sviluppo della “Forza mentale”.
A questo punto appare chiaro che non bisogna in alcun modo confondere il Coaching con il Training.
L’obiettivo di un Coach Professionista rimane in ogni caso fondere Coaching e Training in una strategia utile per il miglioramento e la crescita dell’atleta.
Spero di aver espresso il concetto di Sport Coaching in modo più chiaro e preciso per tutti.
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