Lavorare come Mental Coach significa aiutare le persone a migliorare le performance mettendo a frutto le loro risorse mentali.
Lavorare come Mental Coach: chi è il Mental Coach
Prima di parlare del lavoro del Mental Coach è bene capire chi è il Mental Coach e, quindi, cosa vuol dire “lavorare come Mental Coach“.
Innanzitutto c’è da chiarire che il termine “mental” sta cadendo in disuso. È il frutto della normazione e della modernizzazione del settore, avvenuta con la legge 4/2013 e il varo della Norma Tecnica 11601 sul “Servizio di Coaching“, che non menziona in nessun passaggio la definizione di “Mental Coach”. Un segnale importante, nato per contrastare l’abuso sconsiderato che si è consumato negli ultimi dieci anni da parte di persone improvvisate, poco attente alla nomenclatura. E’ anche l’effetto di una visione più ampia e organica dell’essere umano che da anni non riduce l’espressione di se unicamente agli aspetti mentali, ma provvede a miscelarli sapientemente con quelli corporei, il contesto di vita, le interferenze interne/esterne e le potenzialità inespresse.
Un Mental Coach, che a nostro parere sarebbe più corretto chiamare Coach Professionista, stabilisce una relazione di aiuto con un Cliente che spontaneamente si rivolge a lui per raggiungere un obiettivo, risolvere un qualche tipo di “problema nel fare” o per aggirare un ostacolo concreto. Nel caso specifico, obiettivo del Coach è aiutare il Cliente a usare le proprie potenzialità latenti evitando di entrare in dinamiche psicologiche.
Mental Coach: la Formazione giusta per Lavorare come Mental Coach
Obiettivo ultimo e più importante di ogni Coach, quale che sia il suo ambito di interesse e di formazione, è fare in modo che il Cliente riesca a raggiungere felicità e benessere. Pertanto, lavorare come Mental Coach significa innanzitutto conoscere il Coaching, la parte generale che rappresenta le fondamenta nella formazione di ogni Coach.
La Scuola Prometeo Coaching prevede Corsi di Coaching full immersion, durante i quali i corsisti apprendono, nel modo più ampio, i contenuti, la storia, i metodi e la deontologia di questo tipo di relazione di aiuto.
Per molti, lavorare come Mental Coach corrisponde a lavorare nel mondo dello sport. È comprensibile, visto che tanti atleti, oltre a dare il loro meglio in senso fisico, sentono di dover trovare un modo per dare il loro meglio in senso mentale.
Di fatto, i Mental Coach possono lavorare in ogni ambito, poiché chiunque, che si tratti di questioni private, di lavoro o riguardanti il mondo dello sport, può avere desiderio o necessità di un percorso che lo aiuti ad apprendere e a impiegare un più efficace e proficuo modo di pensare.
Dunque, una volta conclusa la formazione sulla parte generale, chi vuole lavorare come Mental Coach può approfondire le sue conoscenze nei tre principali ambiti di specializzazione, Life Coaching, Sport Coaching e Business Coaching o fare una scelta più mirata, basata su interessi personali, formazione pregressa e ambizioni professionali.
Lavorare come Mental Coach: 10 cose che devi assolutamente sapere
Passando all’aspetto lavorativo, andiamo a vedere quali, tra gli strumenti del Coaching, sono fondamentali per chi sceglie di lavorare come Mental Coach.
- Saper ascoltare. È un punto di partenza fondamentale in ogni ambito del Coaching, perché solo ascoltando attentamente è possibile conoscere il Cliente, aiutarlo, individuare i suoi desideri e convertirli in obiettivi.
- Dimostrarsi un valido alleato e un confidente. Soprattutto in ambito sportivo, è fondamentale per il Cliente vedere il Coach come un alleato, come una figura di riferimento affidabile e discreta, con cui poter aprirsi su paure e pensieri limitanti.
- Scoprire cosa il Cliente vede come un ostacolo. È importante che il Coach scopra cosa il Cliente vede come un ostacolo nel suo percorso verso quanto desidera. Lavorare come Mental Coach vuol dire aiutare il Cliente a vedere le cose nella loro reale portata e a scoprire che quasi tutti gli ostacoli possono essere aggirati, a volte semplicemente cambiando punto di vista
- Fornire gli strumenti per imparare a gestire l’ansia. L’ansia, sentiamo dire spesso, è una questione mentale. È come se i pensieri si muovessero da soli, in modo controproducente e, come su un piano inclinato, il loro avanzare diventasse sempre più incontrollabile e potenzialmente dannoso. Gli stati di ansia vanno riconosciuti da subito e arginati sul nascere, così che non possano influire sullo stato d’animo e, di conseguenze, sulle performance.
- Far scoprire come trarre il meglio dallo stress e come sfruttare lo stato di flow. Che cos’è lo stress? Spesso lo stress è una risposta preventiva del cervello alla paura che una situazione genera. È bene, dunque, fare in modo che il Cliente impari a controllare quelle reazioni mentali che si innescano a priori, dettate da convinzioni o da esperienze passate. Anzi, esiste una forma di stress positivo che attiva il cosiddetto Stato di flow, grazie al quale l’individuo si immerge completamente in quello che fa e dà il suo meglio nel modo più naturale e costante. Fare conoscere al Cliente lo stato di flow e fare in modo che impari a capire cosa lo innesca lo aiuta a impiegare ad hoc questa condizione.
- Dare il giusto peso a traguardi e sconfitte. Il pensiero che si ha di successi e sconfitte è perlopiù una questione culturale ed esperienziale piuttosto che innata e spontanea. Conoscere il Cliente significa scoprire cosa lo porta a reagire in modo negativo e svilente alle sconfitte e a fare del successo la sola ragione di vita e l’unico modo per attestare il suo valore. Lavorare sul pensiero significa riportare le cose nella giusta dimensione, in modo che il Cliente interpreti la sconfitta come una lezione, come un’importante possibilità di conoscersi e la vittoria come il frutto del suo impegno, impegno che, se c’è stato, rappresenta il più importante metro di misura.
- Indicare come gestire il giudizio. Il giudizio degli altri e quello che si ha di sé è la cosa che rende più indigeste le sconfitte e più agognati i successi. Imparare a gestire ogni forma di giudizio, a coglierne gli spunti utili e a ignorare le parti gratuite, superflue, eccessive aiuta a liberarsi dalla paura di non sentirsi all’altezza delle aspettative e dunque frustrati, al punto da lasciarsi condizionare e, addirittura, arrendersi.
- Aiutare il Cliente a non autosabotarsi. A proposito di quanto detto sull’ansia, sulla paura delle sconfitte e sul giudizio che si ha di sé, nel suo lavoro sui processi mentali il Mental Coach ha come mira fondamentale evitare che il Cliente, senza ragioni evidenti e valide, si saboti con le sue stesse mani e che si blocchi ancora prima di passare all’azione, senza nemmeno provare a fare o che, durante le sue performance, sia condizionato da pensieri negativi.
- Accrescere l’autostima del Cliente. Altro passo in avanti, proseguendo da quanto detto, è aiutare il Cliente ad alimentare la sua autostima, dunque a conoscersi e a riconoscersi abilità, potenzialità, talento, meriti, ad acquisire consapevolezza di se stesso senza avere paura di sembrare poco modesto.
- Insegnare a tutto il team a comunicare nel modo più efficace. Sia in ambito aziendale sia in ambito sportivo, attorno alla persona che si rivolge al Mental Coach gravitano tante persone, con le quali il Cliente comunica e del cui pensiero risente. È bene dunque che, nello stesso ambiente, si impari a comunicare nel modo migliore, così da permettere di interagire in modo chiaro, di trasmettere messaggi entrando in sintonia con il destinatario e, soprattutto, di farlo nel rispetto dei bisogni e dell’unicità di ciascuno.
Lavorare come Mental Coach nel mondo dello Sport e non solo
Come dicevo poc’anzi, spesso il lavoro del Mental Coach viene assimilato al lavoro dello Sport Coach. A pensarci, sicuramente lo sport è un ambito in cui saper lavorare sul pensiero può fare una grande differenza e in cui, soprattutto in vista di competizioni importanti, è fondamentale avere il controllo della propria mente. Prova a pensare a una gara automobilistica, a due piloti che guidano una stessa macchina, della stessa casa automobilistica. Fisicamente seguono lo stesso allenamento, mantengono entrambi uno stesso regime alimentare, attorno hanno lo stesse persone che lavorano perché entrambi diano il loro meglio. C’è una componente fondamentale che li differenzia, la mente. Dunque, la capacità di credere in loro stessi, di controllare l’ansia e lo stress, di mantenere alta la concentrazione e quanto altro possa essere fondamentale per realizzare un’ottima gara. Proprio perché, come da presupposto su cui si basa il Coaching, ogni individuo è unico, lavorare come Mental Coach con uno sportivo, e non solo, vuol dire ascoltare e capire il Cliente e fornirgli in modo mirato gli strumenti che più possono tornargli utili a gestire i suoi processi mentali e, obiettivo più ampio e importante, permettergli di realizzare le migliori performance e di sentirsi bene con se stesso.
Tag:lavorare come mental coach, Mental Coach, mental coaching