Mental Coaching: se desideri conoscere il Mental Coaching o diventare un Mental Coach scoprirai con piacere che il Coaching può migliorare la qualità della vita!
Oggi voglio raccontarti una breve storia attinente il Mental Coaching.
Possedere la mentalità del campione, per un atleta, è la più desiderabile delle aspettative e proprio per questo motivo, in questo veloce post, desidero approfondire il tema del Mental Coaching
Si tratta di un calciatore… della relazione di Mental Coaching che ho avuto con lui e, nello specifico, del suo modo di pensare diventato incredibilmente vincente in poco tempo.
Si tratta, ci tengo a precisarlo, di una storia di Mental Coaching vera, eccezion fatta per alcuni dettagli al fine di rispettare la vita privata di un famoso atleta e di quello che oggi considero un caro amico.
Marco (nome di fantasia che ho scelto) è un fuoriclasse, un calciatore di seria A, un ottimo play maker, che oggi ha realizzato il suo sogno.
Rapidamente, questa è la nostra storia…
Partiamo dalla “teoria della ghianda” la quale dice che la nostra crescita più grande, più veloce e più facile deriva dalle nostre pulsioni e dalle abilità che riusciamo a maturare. Infatti, proprio come una ghianda ognuno di noi può trasformarsi in una bellissima sequoia se riesce a riconoscere e valorizzare le proprie potenzialità. E’ appunto tramite il Mental Coaching che tutto questo diventa seriamente possibile!
Ebbi occasione di conoscere Marco, un calciatore di professione, alla fine di agosto e in piena campagna acquisti/cessioni. Un calciomercato, quello estivo del 2012, incredibilmente povero. Gli scandali del calcio scommesse e l’onda lunga della crisi economica condizionano finanche il ricco mondo del calcio.
Marco è un giovane talento, ha disputato, per il passato, tante partite in Lega Pro, un buon campionato di serie B e alcune presenze in serie A nella precedente stagione.
Marco ha appena rifiutato alcune offerte poco allettanti e la Società non ha condiviso le sue scelte perché teme, attraverso l’inattività, una scarsa valorizzazione.
In ragione di questi piccoli dissapori, mai dichiarati apertamente, Marco intuisce di dover rimanere un po’ in disparte, almeno per il primo periodo, fino a quando qualcosa non cambi gli equilibri.
Ribadisce con forza: “…la serie A è un’esperienza molto difficile, soprattutto in relazione alla mia scelta di non volere accettare categorie minori e, valutando il grado di competizione con i miei compagni, credo anche che ci sarà da soffrire (la squadra è composta da un organico di circa 25 atleti che tutti i giorni lottano per la maglia da titolare)”.
Capisco subito il grado di difficoltà, perché non è la prima volta che mi capita di assistere giovani calciatori alle prese con problemi di trasferimento e inserimento nel gruppo dei titolari.
Accetto di lavorare con Marco di buon grado rinunciando anche agli ultimi giorni di ferie estive.
Nei mesi successivi lo incontro spessissimo alternando con lui sessioni di Mental Coaching dal vivo, sessioni telefoniche e via skype, in relazione ai nostri reciproci impegni.
Da subito s’instaura un bel rapporto: diventiamo complici e alleati in un progetto di sviluppo e miglioramento. Marco si confida, mi racconta la sua vita, le sue passioni, i suoi segreti, ma soprattutto le difficoltà e le preoccupazioni relative alla sua carriera.
Mi parla delle sue sensazioni in campo e di quanto incida il giudizio rispetto alle sue performance atletiche. Scopre di aver “ereditato un giudice interiore” da sua madre, donna premurosa e appassionata, inconsapevole di attivare un siffatto costante comportamento.
Marco sembra dipendere dalle critiche e dagli elogi delle persone fluttuando all’interno di un sistema che alterna incredibili picchi di motivazione a periodi di grande pessimismo e frustrazione.
Appena partito il campionato iniziano le grandi pressioni e Marco, come previsto, non ha il piacere di far parte degli undici titolari. Spesso viene addirittura escluso dalla rosa dei convocati. La convinzione di riuscire a giocare in qualche circostanza viene meno e, come se non bastasse, il pessimismo inizia a far breccia nella sua motivazione.
Le settimane passano e la squadra non gioca bene; nel giro di poche settimane arriva l’esonero dell’allenatore. E’ un momento delicato e di grande cambiamento: avviene una piccola rivoluzione in seno alla squadra. Marco è ad un passo dalla sua prima occasione della stagione, ma un brutto infortunio alla caviglia sinistra gli impedisce di mettere in campo la sua bravura; tutto crolla e Marco entra in crisi. L’infortunio complica enormemente anche il nostro rapporto di Mental Coaching; perché subentrano problemi di diversa natura e il nostro lavoro diventa sempre più complesso e faticoso.
“Per un giocatore della sua età rimanere fermo e non giocare è molto penalizzante”, dichiarano incautamente gli addetti ai lavori “Marco deve solo giocare!”
In vista di un trasferimento, nel calciomercato riparatore di gennaio, le cose si complicano enormemente. Marco troverà una buona sistemazione? “… è addirittura a rischio la carriera di calciatore ”, brontolano amici, parenti e soprattutto i giornalisti.
Marco però riesce a tenere duro. Le terapie per la caviglia, l’allenamento extra a cui si sottopone e specialmente gli “esercizi di visualizzazione con il Mental Coaching”, che gli faccio fare quotidianamente, gli permettono di rimanere concentrato sugli obiettivi.
In gennaio la svolta. Dopo aver trovato il coraggio di chiarire la sua posizione con la Società si opta per un trasferimento che avviene negli ultimi giorni di calciomercato.
La storia, cari amici, finisce qui perché il resto sembra essere la storia di un successo annunciato e da me previsto. Rimane l’immensa soddisfazione di aver creduto in un grande talento: difatti nella prima occasione di gara Marco gioca benissimo e realizza anche un goal su punizione (la sua specialità).
Alla prima intervista Marco rispondendo ad alcune domande dei giornalisti dichiara:
“Non ho giocato “in campo” per oltre cinque mesi, ma al contrario ho giocato mentalmente ogni giorno… il mio Coach mi ha permesso di vivere l’esperienza di stare in campo un milione di volte, di riconoscere ogni filo d’erba e ogni piccolo particolare… penso che questo si sia visto concretamente”.
Oggi Marco è felice e di tanto in tanto ci incontriamo per fare Mental Coaching
Se anche tu desideri approfondire il tema del Mental Coaching o diventare un Mental Coach non ti rimane che contattarci al numero verde 800.087.300. Il Mental Coaching migliora la qualità della vita… sempre e comunque!
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