Se segui il blog sai che fare Coaching può sostenere le persone a raggiungere obiettivi sia nella vita professionale che in quella privata.
Tante persone ricorrono alla relazione con un Coach Professionista al fine di conseguire sentimenti di gioia e felicità.
Imparando a usare le proprie potenzialità, il Cliente, dopo aver instaurato un rapporto empatico con il Coach, riesce a conquistare gli obiettivi prefissati mediante la strutturazione di “propri piani d’azione”.
Attraverso il metodo del Coaching, quindi, le persone riscoprono la possibilità di “essere felici” autonomamente.
E’ proprio sul concetto di “autonomia del cliente” che, a mio parere, si fonda il grande successo del Coaching; il piacere di raggiungere gli obiettivi è subordinato al desiderio di farlo autonomamente, attraverso l’utilizzo delle proprie potenzialità. La felicità non si concilia con la dipendenza. Far dipendere la propria felicità da altre persone ci espone all’insoddisfazione. Coltivare la propria autonomia, pur restando profondamente socievoli, è quindi utile alla felicità.
Come più volte ho sostenuto in questo blog “un buon Coach lavora con il cliente… non al suo posto”. Fare Coaching per assolvere alle proprie responsabilità e compiere le proprie scelte trova la massima applicazione nel lavoro sulla “consapevolezza emotiva”.
Perché pensare di bloccare le emozioni anche se negative?
Le emozioni costituiscono a priori una componente fondamentale della vita.
Alcuni stati emozionali, altrimenti considerati “negativi”, permettono al cliente di sentirsi più vivo, in uno stato di maggior “contatto emotivo” con se stesso.
Più le persone desiderano che la vita riservi loro grandi soddisfazioni fatte di esperienze positive, più la felicità sembra che sia sfuggente e inafferrabile.
Fare Coaching insegna a non confondere mai la felicità con l’appagamento perché sono cose profondamente diverse.
La felicità non si ottiene con un colpo di bacchetta magica; essa si conquista innanzitutto desiderandola cercando di conseguirla con volontà e motivazione.
Il Coaching, inoltre, insegna che le emozioni sono alla base del comportamento ed ecco perché il lavoro sulla “consapevolezza emotiva” assume un ruolo di primaria importanza.
Avere, Essere, Fare, Appartenere sono dei verbi che nel Coaching ci fanno riflettere e capire che possono veicolare una felicità maggiore nel senso che:
- AVERE può significare il possedimento di qualcosa;
- ESSERE può significare di esistere;
- FARE può significare il raggiungimento di qualunque obiettivo;
- APPARTENERE può significare la gioia e l’importanza di far parte di gruppi sociali.
Sono queste le basi su cui il fare Coaching può donare la felicità.
un pò di filosofia…
Tra i filosofi dell’Antichità Epicuro è uno di quelli il cui nome si è tramandato sino a noi: si definisce “epicurea” una persona che cerca di gustare i piacere della vita attraverso i beni materiali che questa ci offre (comodità, buona tacola ecc). La dottrina di Epicuro, tuttavia, metteva vivamente in guardia dalla dipendenza dei beni di questo mondo. Nella nostra infelicità, noi siamo spesso “come un uomo malato che ignora la causa della priopria malattia”. E allora rischiamo di cercare la felicità in direzioni sbagliate “perchè oggetti costosi possono sembrarci suscettibili di soddisfare bisogni che non conosciamo a fondo”. Epicuro si era dunque preoccupato di stendere l’elenco di cosa fosse o no essenziale alla felicità: – naturale e necessario: amici, libertà, cibo, alloggi, vestiti, riflessione; – naturale e non necessari: una bella casa, servitori, banchetti e pietanze raffinate; – né naturale né necessario: gloria e potere. Lungi dall’essere una ricerca frenetica di paiceri l’epicureismo era quindi un “edonismo a minima”.Tag: Coach, coaching, fare coaching, Felicità