Come Essere Felice partendo dal rivolgere a se stessi le dovute attenzioni e volersi bene?
Oggi voglio tornare a parlare di felicità, un po’ perché in questi giorni sono particolarmente felice, un po’ perché, sviluppando alcuni nuovi contenuti della Scuola di Coaching sul tema della felicità, arrivo a qualche “idea fresca” che voglio di nuovo condividere con te.
Se segui il blog sai che amo particolarmente il tema della felicità.
Il mio interesse segue ovviamente tutto il “filone” della felicità riferita al Life Coaching e alla cura di sé, anche perché, ormai, molti Clienti mi pongono come focus “conseguire la felicità”.
Conseguire la felicità: come essere Felice
Oggi voglio condividere con te alcune considerazioni partendo da una mia convinzione: di fronte alla felicità non siamo tutti uguali!
Come per ogni forma di ricchezza, la felicità va cercata e, secondo me, non esistono dogmi o ricette perfette. Esistono invece “direzioni” e, se mi è permesso sostenerlo vista la delicatezza del tema, ci sono solo metodi e strategie per tentare di ottenerla.
Fino alla fine sono stato indeciso sul titolo di questo post. È stato in ballottaggio con: “La felicità? D’accordo, quando avrò finito…”, il pensiero tipico di chi non mette la felicità tra le proprie priorità.
Tutto inizia con il porsi una domanda importantissima: “Come posso aumentare la mia felicità?”
Stop! Primo elemento interessante: quando ti sei fatto questa domanda l’ultima volta? Non imbrogliare… Sii sincero.
Ti chiedo solo di fermarti un attimo a meditare su questa domanda; ti chiedo di non aver fretta. Prendi tutto il tempo necessario per risponderti; è il tuo primo passo per sentirti un po’ più felice.
Sono sicuro che anche tu aspiri a essere felice, ma di certo ci sono giorni in cui il problema principale è sfuggire da quel sentimento di tristezza che non ha una causa precisa.
In fondo hai deciso di leggere questo post partendo dal titolo… Osservalo attentamente, perché il trucco c’è ma non si vede! (N.B.: Se lo hai trovato puoi lasciare un commento sotto al post.)
Bene, ragioniamo insieme…
Spesso il principale impedimento alla felicità non è il vero dolore, ma tutta una serie di situazioni che viviamo giornalmente: preoccupazioni, risentimenti, cadute d’umore.
La vera domanda che dovremmo porci è: “Come posso evitare tutto questo?”
Ieri, parlando con un amico, sono rimasto particolarmente turbato da una frase: “…Io non vivo, sopravvivo, ho sempre qualcosa che non va, qualcosa su cui rimuginare, qualcosa da criticare e giudicare: sono infelice!”.
La propensione dell’essere umano all’infelicità è stata spesso raccontata e descritta… Qualche volta addirittura osannata.
Sono ormai anni che mi chiedo quali sono i motivi che spingono l’essere umano verso la “tentazione di essere infelice”: sono folle? (Se vuoi, puoi rispondermi nei commenti!)
Nella mia estenuante opera di ricerca ho individuato due elementi: il primo è di origine emotiva, cioè la tendenza ad abbandonarsi all’umore triste, l’altro è di natura psicologica, costituito dalla tendenza umana ad amplificare le avversità e a caricarsi di mille pre-occupazioni.
Si, esatto, “pre-occupazioni”. A noi, stranamente, piace occuparci delle cose prima che accadono!
Tutto il ragionamento è quindi centrato sulla nostra tendenza innata all’infelicità: in alcuni casi ci alleniamo, ci organizziamo per esserlo in maniera assoluta.
Alt! È ovvio che esistono anche fattori soggettivi, biologici, educativi, casi della vita, ecc., ecc. Tuttavia, siccome “madre natura” si è occupata della nostra sopravvivenza, ma non si è preoccupata per niente della qualità della nostra vita (nel senso che, giustamente, non si è occupata prima delle cose), ora tocca a noi “rimboccarci le maniche e darci da fare”.
Ma, dopo tutto, perché lottare contro la sensazione di essere infelici? Perché compiere degli sforzi? È tutto “naturale”…
Evidentemente potresti farlo… potresti addirittura pensare che essere infelici è elegante, romantico, creativo, intrigante… viva la libertà di pensiero!
Ma quanto tempo potrebbe durare?
Ecco perché, secondo me, ti conviene “aprire la porta alla felicità”.
Vuoi “aprire la porta”? Vuoi provarci?
Ecco come:
- Primo. Non lottare, amplifica la sensazione d’infelicità. Il rischio, infatti, è di confondere il proprio sentire con la propria visione. Mi spiego meglio. Abbandonarsi all’infelicità rischia di farci confondere il “sentirci infelici” in un ben più problematico “ho una vita infelice”. Fai grande attenzione! È legittimo sentirsi infelici… Ben diverso è dire di avere una vita infelice in termini assoluti e duraturi.
- Secondo. Non lottare, facilita il ritorno a essere infelici. L’idea di non contrastare l’infelicità ha un po’ il senso di giustificarne la presenza… E quindi: “puff!”, eccola non solo ritornare, ma darle anche l’autorizzazione.
- Terzo. Non lottare prolunga la sensazione di infelicità. È semplice, quasi ovvio: dar libero sfogo all’infelicità rischia di prolungarne la durata.
Ecco, allora, che inizia a configurarsi la pista dell’azione volontaria. Occorre agire per prendersi cura di sé, “riattivare il motore che si è spento”. Bisogna iniziare a chiedersi “cosa potrei fare per tirarmi su di morale?” Potrei guardare un film comico, farmi un regalo, pensare cose piacevoli, ascoltare musica, leggere un libro, ecc.
Il segreto è chiedersi come essere felice, come costruire la propria felicità
In conclusione vorrei confidarti un piccolo trucchetto per non “dimenticare” di essere felici. È semplice, prenditi il tempo necessario per riflettere sulle tue priorità, sulle cose importanti che desideri dalla vita; visualizza i tuoi obiettivi e muoviti per raggiungerli.
Un caro saluto e… Un mondo di felicità!
Tag: coaching, cura di sè, felice, Felicità, Life Coaching