L’Open Leadership è una rivoluzione del concetto di Leadership verticale. Nell’Open Leadership, il leader sceglie di rivestire il suo ruolo in una chiave nuova rispetto al team, in modo da condividere e distribuire la leadership e da favorire l’auto-organizzazione.
Che cos’è l’Open Leadership e come nasce
Fondamentale per capire che cos’è l’Open Leadership è, come dice la parola stessa, riuscire ad avere una visione aperta dell’organizzazione. Paolo Bruttini, psico-socio-analista ed esperto della potenzialità Leadership, è il fondatore di questo nuovo modo di pensare e applicare la leadership, e, insieme a un gruppo di colleghi, ha creato un Manifesto dell’Open Leadership, nel quale vengono sviluppate cinque macro-tendenze fondamentali:
- Engaging leadership, ovvero una leadeship che sia coinvolgente, tanto da ottenere il meglio dalle prestazioni della squadra;
- Distributed leadership, vale a dire una leadership condivisa e collettiva;
- Ethical leadership, una leadership che rispetta credenze e valori etici, in primis i diritti e la dignità di ognuno;
- Leadership nel mondo lean, ovvero la leadership applicata in un ambiente “lean”, “snello”, che mira a incrementare il valore percepito e a minimizzare gli sprechi;
- Agile leadership, come dice la parola stessa, è una leadership in cui il team collabora in modo agile, grazie alla capacità di creare il giusto contesto per organizzarsi in modo autonomo.
Da queste macro-tendenze, ciascuna oggetto di studi e di applicazioni in tante aziende particolarmente aperte all’innovazione, Bruttini e colleghi sono arrivati a individuare 48 tesi che esplicano il nuovo modo di pensare l’organizzazione aziendale.
In questo genere di organizzazione, in cui i leader puntano a favorire le dinamiche di auto-organizzazione, ci sono degli aspetti fondamentali da ottimizzare, quali:
- l’Intelligenza Collettiva;
- la possibilità, garantita a tutti i membri del gruppo di lavoro, di accedere alle Risorse comuni
- l’Engagement, vale a dire il coinvolgimento, sia all’interno sia verso l’esterno.
Cos’è l’Open Leadership: dalla Leadership Individuale alla Leadership Orizzontale
Individuare che cos’è l’Open Leadership significa non confondere questa forma di Leadership con l’Anarchia. Da quanto detto, si evince che un tipo di Leadership aperta, orizzontale, ha bisogno di un capitale umano forte, coeso e consapevole. Il fatto che il leader permetta al team di auto-organizzarsi significa che sa di avere una squadra in possesso degli strumenti e delle capacità per lavorare in modo autonomo, un team in cui tutti hanno un obiettivo comune, chiaro e condiviso.
Non si lavora per se stessi, si lavora partendo da se stessi, mettendosi pienamente in gioco, a secondo delle proprie competenze e delle singole potenzialità.
Un bravo leader sa di poter arrivare a una leadership di questo genere perché ha imparato a conoscere le persone che compongono la sua squadra e perché sa che può contare su di loro. Di fatto, se anche si tratta di un modo auspicabile di lavorare, non tutte le aziende sono pronte a un’organizzazione simile.
Come può un leader decidere di allentare il suo ruolo e di trasferirlo ad altri? Un vero leader ha già quello che gli serve per arrivare a una scelta simile, l’importante è non confondere il leader con il capo, che ha volte è solo un individuo che detiene il potere sulle persone che gli gravitano attorno.
Alcune delle 48 Tesi di cui dicevo poc’anzi riguardano proprio ciò di cui ha bisogno un leader per passare a una leadership orizzontale:
- Curiosità verso gli altri, umiltà nelle relazioni con i membri del team, atteggiamento positivo, improntato alla fiducia;
- capacità di fungere da catalizzatore, così da essere di ispirazione per i colleghi, ma anche di supporto;
- abilità nell’agevolare lo sviluppo di processi auto-organizzativi.
Open Leadership e Coaching: come il Coaching può dimostrarsi un valido alleato della Leadership aperta
Il Coaching è sicuramente un valido alleato per il leader che voglia attuare un tipo di leadership verticale. Innanzitutto, il punto di partenza del Coaching è che ogni individuo è unico e ha potenzialità distintive: per l’Open Leadership è fondamentale vedere le cose in questo modo e saper riconoscere a ciascun elemento del team la sua unicità.
Conoscere le potenzialità di ciascuno aiuta il leader a creare un team funzionale in cui ciascuno possa svolgere al meglio il ruolo più adatto ai suoi interessi, alle sue capacità e, quindi, per lui più motivante. Avere nella propria squadra persone che amano quello che fanno e che hanno ben chiaro l’obiettivo del loro lavoro, incentiva la fiducia da parte del leader.
Inoltre, dal momento che il cervello tende a mostrarsi resistente al cambiamento, anche quando lo status quo non è preferibile a una possibile nuova situazione, un altro aspetto in cui il Coaching può essere di aiuto nel passaggio da una leadership classica a una leadership orizzontale riguarda l’importanza che, nell’ambito di questa relazione di aiuto, viene data all’arte del Cambiamento.
Cos’è l’Open Leadership e quando è possibile applicarla
Va fatta una premessa: l’Open Leadership è in un certo senso figlia dei tempi, di una società giovane che ha un modo di pensare nuovo e nuove necessità. I giovani, abituati a relazionarsi in modo più paritario attraverso i social, non hanno la stessa predisposizione delle generazioni passate a sottostare a una leadership verticale.
Dall’altra, rinunciare a una leadership paternalistica, in cui il capo vede i suoi collaboratori, dipendenti, colleghi o come dir si voglia non come dei figli da tenere per mano, ma come individui autonomi, dotati di capacità e talento da conoscere e impiegare nel modo più efficace e redditizio non è semplice.
Spesso i cosiddetti leader sono solo persone che hanno ottenuto un certo ruolo, che lo svolgono in modo autoritario, senza curiosità verso chi lavora con loro, senza l’umiltà di chi vuole continuare a imparare e a crescere, dando per buono che, se lui non dirige le persone come burattini, l’azienda è persa. Ma quale capo si circonderebbe di persone talmente incapaci da non saper organizzarsi e lavorare per il bene dell’azienda? Sicuramente non un buon leader. Un leader valido sa scegliere i suoi collaboratori e sa riconoscere l’unicità di ciascuno.
Dunque, un passo del genere può farlo soprattutto un’azienda il cui leader merita questo appellativo, un’azienda che sia gestita da qualcuno che sa di avere creato un team di lavoro valido e motivato.
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