Mentre scrivo il post sono in aereo e sto rientrando da Jakarta a Singapore. Dopo aver trascorso uno splendido week-end a contatto con la natura non posso fare a meno di ripensare al post dello scorso 18 Maggio “Un Coach a Singapore senza tablet” e mi viene da chiedermi se avete risposto alla domanda che vi ho posto alla fine del post.
Avete trovato la connessione tra l’eccessiva dipendenza dalla tecnologia e la sempre più frequente richiesta d’aiuto da parte di persone che hanno sintomi denominati “depressione”, “eccessiva ansia”, “tristezza”, “inadeguatezza” e via di seguito con tutte le “nuove malattie” legate all’umore?
Come vi accennavo, io ho una mia idea maturata dalle mie esperienze di vita e dagli studi fatti e non posso fare a meno di evidenziare uno stretto collegamento tra le due cose. In particolare i concetti espressi da Martin Seligman nel suo libro “La costruzione della felicità” mi hanno aiutato non poco a capire i fenomeni di connessione tra le due cose.
Egli ci spiega che i piaceri fisici provocano una felicità momentanea. La visione di un bel film, l’ascolto della nostra canzone preferita, una partita al videogioco, un bel massaggio o altre cose che possono provocarci una emozione positiva, di solito cessano di farci stare bene non appena cessa lo stimolo. Inoltre ci abituiamo ad essi in maniera molto rapida, per cui ne vogliamo sempre più.
Invece per avere dei piaceri più profondi che non cessano col finire dello stimolo e che producono un benessere duraturo, dovremmo impegnarci in qualcosa di più coinvolgente, in qualcosa che ci appassiona veramente, come ad esempio una lettura interessante, un hobby, una prestazione sportiva…tutte cose che assorbendoci totalmente ci consentono di costruire un capitale psicologico per il nostro futuro perché mettono in moto l’uso delle nostre potenzialità. Ovvero ci donano felicità duratura e non momentanea, proprio perché ci portano in uno stato di totale abbandono e ci catturano nel più profondo. Parlo di quello stato chiamato Flow più volte discusso su questo blog.
I primi piaceri sono facili ed a portata di mano, non richiedono sforzo, mentre i secondi hanno bisogno di forza, determinazione, fatica, capacità personali ed inoltre contemplano la possibilità di fallire. Questo è il motivo per cui finiamo per scegliere sempre i piaceri “veloci” piuttosto che quelli di piu lunga durata. Infatti, la possibilità di scegliere di leggere un libro, piuttosto che giocare con un tablet mentre sono in treno, sono minime.
Ma riflettete un attimo, siete più felici mentre giocate con la consolle o mentre praticate il vostro hobby preferito per quanto duro esso sia? Quale delle due attività vi lascia una sensazione di benessere duratura? A quale delle due attività pensate anche durante la vostra giornata? Quale delle due cose vi lascia un sorriso stampato per giorni anche quando avete terminato l’attività?
Pensate forse che una persona che conquista la cima dell’Everest stia pensando che ha avuto freddo, che ha rischiato la vita oppure scoppia di felicità? Guai a togliergli quella fatica.
Farci assorbire dalle agevolazioni che la moderna tecnologia ci mette a portata di mano ci avvicina sempre piu alla ricerca dei piaceri effimeri e ci allontana da quelli profondi che ci possono scaturire solo dall’utilizzo delle nostre potenzialità. Questo è uno dei motivi per cui la depressione è cresciuta in maniera spaventosa nei paesi ricchi e l’età media del primo caso depressivo è scesa dai 29 anni di cinquanta anni fa a circa 14 anni di oggi.
Ovviamente, non sto dicendo di non usare i prodotti tecnologici che tanto ci agevolano nella quotidianità. Sto dicendo di non farci usare da essi.
E tu che rapporto hai con i tuoi “accessori tecnologici”?
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