La motivazione è un tema molto importante nella disciplina del Coaching e in generale negli ambiti della psicologia, della crescita e del miglioramento personale. Chi lo nega ha una scarsa cultura di Coaching, oppure presuppone maldestramente che la motivazione sia rappresentata unicamente dalla formazione da palcoscenico.
Iniziamo chiedendoci prima di tutto che cos’è la motivazione: come possiamo definirla? E’ possibile avere un costrutto chiaro su cui ragionare e operare delle modificazioni comportamentali? Come e quanto influisce la motivazione nella vita quotidiana e in generale in quello che siamo e facciamo tutti giorni?
Per prima cosa la motivazione può essere intesa come uno stato psichico, legato a delle modificazioni fisiologiche, che determina una condotta finalizzata a uno scopo. Tutte le nostre azioni sono guidate dalle motivazioni, infatti, esse mobilitano le risorse cognitive, psicologiche, organiche e plasmano le nostre azioni. La motivazione (quella seria, basata su presupposti scientifici e professionali) permette alle persone di funzionare meglio e non può essere confusa con la “motivazione da palcoscenico” che caratterizza alcuni Corsi italiani stile Anthony Robbins. Non esiste pertanto un assioma che assimila la motivazione ai canti, ai balli e alla camminata sui carboni ardenti.
Coaching e motivazione: quando funziona bene la Motivazione?
Secondo Freud l’uomo è mosso da due grandi istinti o pulsioni di base: l’istinto di procreazione sessuale e l’istinto di morte e di distruttività (libido e destrudo). Tutte le pulsioni hanno un’origine, uno scopo e un oggetto, esse generano una tensione poco piacevole per il soggetto, pertanto il loro fine è di arrivare alla completa soddisfazione.
A differenza dell’animale che soddisfa sempre le pulsioni ed è privo di una prospettiva temporale orientata al futuro, l’essere umano non può quasi mai dare libera soddisfazione alle sue pulsioni, quindi, per evitare l’angoscia generata dalla frustrazione, a quest’ultime viene inibito l’accesso alla coscienza relegandole in una dimensione inconscia. Tuttavia, la pulsione, seppure assente al livello cosciente, continua a condizionare la condotta del soggetto e a premere per essere soddisfatta.
Secondo Freud il comportamento dell’uomo è in massima parte guidato dalle pulsioni, che hanno una diretta influenza sulle motivazioni e quindi sulla condotta esplicita.
Il Coaching motivazionale partendo dai bisogni e da Maslow
Un altro grande studioso che ha ripreso gli studi motivazionali del Dott. Freud, è Maslow. Partendo dalle teorie psicoanalitiche, lo psicologo ha elaborato un modello piramidale delle motivazioni, in cui non tutti i tipi e i generi di bisogni hanno lo stesso impatto sul comportamento della persona.
La piramide di Maslow si basa su 5 livelli di motivazione: il primo riguarda i bisogni fisiologici, il secondo i bisogni di sicurezza e di aggressività, il terzo i bisogni di appartenenza e di affiliazione, il quarto i bisogni legati all’autostima e, infine, nell’ultimo livello abbiamo i bisogni legati all’autoaffermazione. La teoria di Maslow afferma che solo una volta soddisfatti i bisogni relativi al gradino inferiore, si attivano le motivazioni che spingono al gradino superiore.
Possiamo facilmente intuire che nella società occidentale le motivazioni appartenenti ai primi gradi della gerarchia sono ampiamente soddisfatte, ciò che desta turbamento, o quanto meno preoccupazione, soprattutto nel periodo storico attuale, sono i bisogni più evoluti.
Nella mia esperienza professionale e quotidiana mi capita spesso di incontrare persone con una vita soddisfacente, una casa, i figli, una bella automobile, ma insoddisfatte. La parola sulla bocca di tutti è demotivazione.
I motivi della motiv-azione per generare risultati e migliorare le performance (quelle utili)
Perché ci sentiamo demotivati nonostante i bisogni primari siano tutti soddisfatti, e disponiamo quindi di tutte le risorse necessarie per raggiungere i nostri piccoli o grandi obiettivi?
Prima di tutto non pensiamo che l’autorealizzazione, o il successo sia vincere i mondiali di calcio, o suonare ad un concerto a San Siro davanti a 100.000 persone. Si può avere successo nelle relazioni, ci si può sentire realizzati dopo aver conseguito la laurea, o superato un esame difficile, eccetera. E allora perché ci sentiamo demotivati?
A mio avviso, alla base della demotivazione, c’è l’incapacità di saper ascoltare le proprie potenzialità e le proprie attitudini. Siamo abituati a una vita comoda, e quando sentiamo che ci sta stretta non riusciamo a seguire le nostre inclinazioni, come se fossimo intrappolati in una gabbia fatta di inconsapevolezza e comodità. Non riusciamo a fermarci, fare un bel respiro e ascoltare la nostra emotività, che se adeguatamente sfruttata può darci delle grandi soddisfazioni.
A questo punto dovete pensare al Coaching, come una disciplina che facilità questo processo, che supera il pantano della demotivazione e vi aiuta a prendere contatto con le vostre inclinazioni, donando una spinta propulsiva motivazionale verso i vostri obiettivi.
Coaching e Motivazione: verso un cambiamento creativo e generativo
Un Coach sostiene il proprio Cliente nel processo di cambiamento; lo aiuta a spostare il focus dell’attenzione dalla noia verso ciò che realmente vuole fare, attraverso la costruzione di obiettivi, sempre più stimolanti, e un uso costruttivo e consapevole delle emozioni.
Le emozioni sono come il vento per una barca a vela: se esso è troppo flebile la barca non potrà navigare,
ma se esso si arrovella in una tempesta la barca correrà il rischio di ribaltarsi
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