Vuoi migliorare la tua vita? La prima cosa che devi fare è scegliere l’autonomia.
Tanti anni di esperienza mi consentono di sostenere che molte persone ricorrono ad un Coach Professionista al fine di gestire un cambiamento e conseguire obiettivi sfidanti.
Il bisogno di tale intervento è chiaro: ricevere istruzioni e suggerimenti per migliorare le performance, abbreviare i tempi, cercare di non commettere errori… una miscela di “garanzie” legate al “fare bene” per aumentare il coraggio e la fiducia in se stessi.
Di solito, dietro questo comportamento, si cela un bisogno inconscio molto importante che complica il quadro di partenza: vivere sentimenti di felicità attraverso un processo autonomo di realizzazione e apprendimento.
Per capire meglio questo bisogno basta farsi semplici domande: quanta felicità ci può essere nel fare quello che ci dicono di fare gli altri? Come esseri umani, siamo disposti a cedere il piacere di programmare, di fare, di realizzare e, quindi, di non essere i protagonisti del nostro successo?
Il bisogno di autorealizzazione fu delineato per la prima volta da Maslow per indicare il bisogno (presente in ciascuno di noi) di realizzare se stessi, nei termini delle proprie capacità, delle proprie conoscenze e potenzialità e di accettare, nel contempo, la propria natura.
Personalmente trovo un’incredibile correlazione con il concetto di “autonomia”.
L’autonomia è composta dalle parole greche auto (auto) e nomos (legge), e sott’intende il bisogno di vivere secondo la “propria legge” e le proprie risorse. Il bisogno di autonomia comporta il piacere di svolgere le proprie azioni senza interventi o condizionamenti da parte di terzi.
Come mettere in relazione la pratica del Coaching con l’autonomia?
Lavorando con un Coach, le persone scoprono di vivere meglio utilizzando le potenzialità e imparano abbastanza velocemente ad usare le risorse più profonde per conseguire i propri obiettivi; riescono a strutturare “piani d’azione” attraverso scelte autonome, a prevenire eventuali ostacoli, a essere più consapevoli delle proprie scelte.
In una relazione di Coaching (nella quale il Coach stimola il senso di autonomia) si adopera unicamente un metodo, un modello, uno schema di lavoro, che permette alla persona di programmare e compiere azioni autodeterminate.
Il Coach, in poche parole, evita di suggerire (o imporre) regole, azioni e comportamenti in una logica di autenticità e rispetto.
Ogni relazione di Coaching, condotta in questo modo, favorisce un processo “auto-generativo” che sviluppa e consolida il valore dell’autonomia.
Chiariamolo: il Coaching non deve creare dipendenze. Anzi, la persona è messa in condizione di sviluppare il “piacere di agire consapevolmente”.
Il Coaching si fonda sul concetto di autonomia.
La felicità non si concilia con la dipendenza! …e di quest’affermazione sono davvero convinto.
L’idea di far dipendere la propria felicità (o la propria realizzazione) da altre persone, espone l’individuo a una prematura insoddisfazione, ad un improbabile appagamento dei bisogni più profondi. Ricevere consigli e istruzioni riduce il senso di responsabilità e produce effetti di basso valore motivazionale.
Nel Coaching detenere il “potere” di compiere le proprie scelte responsabili, trova la massima applicazione nel lavoro sulla “consapevolezza emotiva”.
Le emozioni, infatti, costituiscono un elemento fondamentale della vita e nella pratica del Coaching professionale assumono un ruolo essenziale.
Ad esempio: alcuni stati emozionali considerati frettolosamente “negativi” (come la rabbia e il disgusto), permettono di sentirsi più vivi, in uno stato di maggior “contatto” con se stessi.
Del resto, più le persone desiderano che la vita riservi loro grandi soddisfazioni, fatte di esperienze positive, più la felicità sembra che sia sfuggente e inafferrabile.
Una corretta applicazione del Coaching suggerisce che la felicità non si ottiene con un colpo di bacchetta magica…
essa si conquista partendo dalla propria autonomia.
Tag: autonomia, coaching, efficacia