Trasformazione Personale: che cos’è, come funziona e come viene confusa con il Coaching professionale.
La Trasformazione Personale, in relazione al Coaching professionale, sta diventando un tema discusso e quanto mai controverso.
Il Coaching è basato sul cambiamento, il miglioramento delle performance e l’allenamento delle potenzialità; la Trasformazione Personale su meccanismi adattati, privi di fondamento, basati tendenzialmente sulla manipolazione di se stessi e degli altri.
Trasformazione personale o Confusione personale (formativa, culturale, metodologica e strumentale)?
Argomentando sulla Trasformazione Personale e sul Coaching ci si accorge subito di uno strano miscuglio. Infatti, si usa il tema della Trasformazione Personale per collegare, modificare, mutare i temi del Coaching professionale fondato (fino a prova contraria) su una “…relazione generativa ed evolutiva basata sul cambiamento” (cit. J. Whitmore)
Intendiamoci, non c’è niente di male nell’offrire percorsi di trasformazione personale, ma deve essere chiaro che non è Coaching!
Non lo è perché trasformarsi in qualcosa presuppone la modifica del proprio potenziale. Questo, al contrario è innato, immutabile, non viene ereditato e rappresenta la stessa essenza della persona. Il Coaching si basa sul cambiamento perché presuppone l’utilizzo di quelle “forze del carattere” che non vengono utilizzate; vengono poste in uno stato inconsapevole e latente… celate dietro la “logica del deficit”.
Insomma… è opinione comune che un Coach Professionista (e molto di più un Formatore di Coaching) dovrebbe abbandonare la logica egotico-narcisista e offrire ai rispettivi Clienti tutto il necessario per:
- Comprendere meglio il Coaching (e non modelli di Coaching fai-da-te, alternativi o pseudo-rivoluzionari);
- Rappresentare una corretta cultura di Coaching (senza nascondere altri metodi e spacciarli per Coaching innovativo);
- Essere coerente nella vita, nelle relazioni e nella professione (vivere in accordo con ciò che si propone agli altri).
Il Coaching non pone il focus operativo sulla Trasformazione Personale e neanche su meccanismi contorti al limite del bizzarro.
Il primo libro in assoluto di Coaching (risalente a oltre quaranta anni fa) era un manuale per vincere l’avversario celato dentro di sé: il famoso Inner Game, il gioco interiore tra il “sé pensante” (SE1) e il “sé agente” (SE2). -nella foto in alto vedi la copertina del libro e la dedica che Gallwey mi fece tanti anni fa-
Nel suo primo libro “The Inner Game of Tennis”, infatti, Timothy Gallwey sostiene:
L’avversario che si nasconde nella nostra mente è molto più forte di quello che troviamo dall’altra parte della rete
Questo è Coaching puro o Trasformazione Personale?
Ancora oggi, è il miglior Coaching che possiamo trovare in circolazione! Con opportune (vere) innovazioni e aggiustamenti che, dopo quarant’anni, è giusto sottolineare. Pensate… Anche Gallwey da quel primo libro e nel corso degli anni ha scritto:
- The Inner Game of Music
- Inner Skiing
- The Inner Game of Work
- The Inner Game of Golf
- The Inner Game of Stress
un’interminabile sequenza di contenuti che ha modificato temi, interessi e soprattutto la didattica del Coaching.
Semplici intuizioni iniziali sul concetto di “interferenza sul potenziale naturale”, ad esempio, sono diventate nel tempo motivo di sviluppo del metodo.
D’altro canto parlando di Coaching puro, banale Trasformazione Personale, di metodo e di pratica professionale, è impossibile non evidenziare lo straordinario contributo di John Whitmore e del suo modello GROW (il modello più noto e utilizzato al mondo).
Non possiamo neanche esimerci, parlando di Coaching puro e trasformazione personale, di fare riferimenti alla Coaching Confusione, ovvero a tutte quelle pratiche fai-da-te che rinfoltiscono la contraffazione del metodo.
Che differenza c’è tra assimilare il Coaching professionale alla trasformazione personale e tutte quelle attività che strizzano l’occhio al mondo della formazione stile Anthony Robbins, alla PNL, alla psicoterpia?
Il Coaching rimane un metodo (puntualmente replicabile) che accompagna la persona nel futuro desiderato; complicare o edulcorare questa impostazione significa snaturare, modificare, millantare ciò che non è per tradizione storica e per efficacia.
Del resto c’è da domandarsi: che cosa se ne fa un Coach Professionista o un Cliente di una Trasformazione Personale o di un metodo fai-da-te fine a se stesso che non offra risultati concreti, puntualmente misurabili e in tempo relativamente breve?
Cambiare, migliorare, svilupparsi, arricchirsi devono rimanere inseriti in una logica concreta, misurabile e… sotto il controllo volontario della persona che pone i suoi autonomi obiettivi fuori da una logica prescrittiva, direttiva e basata sulla Coaching Trasformazione.
Il Coaching è un metodo concreto, agisce sullo stato di realtà ed è orientato al “fare”; movimento, spostamento, costruzione, rimangono alla base del metodo e fungono da presupposto del buon Coaching (e del raggiungimento di qualsivoglia obiettivo nel futuro).
L’essenza del Coaching è questa… e tutti coloro che cercano di complicare il quadro di riferimento, lo fanno solo per vanteria o per rispondere commercialmente ad un mercato sempre più intrigato al “cattivo funzionamento dell’essere umano” abituato a guardare se stesso con “gli occhi del deficit” piuttosto che a quello del “potenziale inespresso”.
Consapevolezza, capacità di scelta, responsabilità, fiducia e autonomia rimangono alla base del buon funzionamento di un essere umano in una logica possibilista, ottimista e soprattutto lontana dai deficit e dalle patologie.
Il risultato di una mentalità (o di una formazione) in antitesi con quest’approccio è la profanazione del Coaching. Questa oltre a sottrarre purezza al Coaching, sfocia il più delle volte nell’inutilità o nell’effimera applicazione di generiche azioni su se stessi e sugli altri.
Il seme del problema è rappresentato dal sentirsi in diritto di contaminare, adulterare, modificare… spesso in nome anche dello sfruttamento commerciale; ci sono le cosiddette “genialate” ovvero copiare, riunire qualche contenuto preso qui e lì, acquistare qualche libro, rielaborare contenuti di altri autori e venderli per Coaching (o per formazione di Coaching).
La Trasformazione personale che non funziona
Su quest’aspetto ci tengo a spiegarmi meglio… Immaginate un manager, un atleta o una persona comune con un problema di performance, con un obiettivo da raggiungere… in che maniera filosofare sulla trasformazione personale lontana dallo “stato di realtà” e fuori dal “controllo volontario”, potrebbe generare risultati apprezzabili e puntualmente misurabili in un tempo relativamente breve?
Avere clienti (quelli veri e non i “comparucci” che lasciano false recensioni sui siti o nei gruppi social) significa porsi in una dimensione di soddisfazione, di “ascolto della domanda” e di semplice valorizzazione del potenziale inespresso.
Insomma, molte persone confondono il Coaching con le logiche di miglioramento fine a se stesse, con la formazione, con la PNL e gli approcci basati sulla trasformazione personale; pochi sanno riconoscere la profonda differenza tra le varie correnti culturali e la loro reale utilità e applicazione.
Insomma, prima di entrare in un’aula di Coaching le persone sono interessate alla “logica del deficit”, pensano che il miglioramento passi attraverso la rimozione di qualcosa, il miglioramento di una lacuna, l’acquisizione di una conoscenza… pochi sono in grado di comprendere che il Coaching affronta “semplicemente” la liberazione del potenziale inespresso.
Il modello G.R.O.W., ad esempio, fu redatto attraverso l’osservazione di esperti di programmazione neurolinguistica e mai John Withmore intese assimilare il “metodo” del Coaching di stampo umanistico e performativo a una “tecnica” come ad esempio la PNL.
Il Coaching è cambiato e per “purezza” non s’intende di certo “obsolescenza”.
I padri fondatori e centinaia di seri professionisti nel mondo, non sono certo rimasti a guardare passivi l’evoluzione del contesto sociale; c’è stata ricerca, confronto e molta sperimentazione.
Oggi, parlare di Coaching puro significa onorare i padri fondatori e comprendere che dai contenuti storici del Se1 e del Se2 sono passati tanti anni, ma questi sono ancora incredibilmente attuali se ben compresi e inquadrati in un’ottica evoluta e moderna.
Il Coaching (vero) che funziona oltre la Trasformazione personale
Insomma, quello che funziona davvero è il Coaching dei puristi… quelli veri che vanno opportunamente oltre la trasformazione personale.
“Coaching dei puristi” è un termine scomodo, usato spesso in modo dispregiativo. E’ scomodo perché sott’intende una cultura di Coaching precisa, sopraffina e una dedizione interminabile alla ricerca e alla sperimentazione. E’ un termine scomodo soprattutto per chi si occupa di un “Coaching contraffatto e trasformista”, per chi propone un Coaching fai-da-te e per chi non ha avuto il piacere di fare formazione con i padri fondatori del metodo.
Il Coaching dei puristi è quello che presidia l’obiettivo (e il risultato da raggiungere) fuori da una logica prescrittiva e direttiva. Favorisce la motivazione intrinseca e la costruzione di piani d’azione concreti. Inserisce la concretezza dell’obiettivo in una logica più ampia dove la cura di sé, il benessere e felicità sono finalità cui tendere.
Il cliente acquisisce i dati di realtà non dal coach, ma da se stesso, attraverso lo stimolo del coach. L’obiettivo rimane naturalmente quello di migliorare la performance… (John Withmore)
Prima di chiudere ancora un piccolo consiglio sulla trasformazione personale
Se ti interessa prendere il controllo della vita, essere e te stesso al meglio e generare risultati ottimali e ti interessa una logica basata sulla trasformazione personale, sappi che questo tema viene ampiamente trattato nei corsi di Joseph Riggio (che si occupa di Mythoself). In Italia qualche furbetto lo sta copiando e vuole far passare questo approccio come Coaching RiVoluzionario… uscire dalla Coaching Confusione passa anche attraverso l’onesta di specificare quello che si propone.
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