Che cos’è il Sensation Seeking? In che modo il Sensation Seeking interessa l’ambito del Coaching? Il Sensation Seeking è la ricerca di emozioni forti che, per i cosiddetti Sensation Seekers, rappresentano la principale motivazione a fare.
Che cos’è il Sensation Seeking: Impressioni ed Emozioni
Sensation Seeking è un’espressione inglese che designa la ricerca di sensazione e impressioni forti attraverso le proprie attività. Il Sensation Seeker, vale a dire la persona che trova motivazione in questo modo, ha bisogno di riconoscere che c’è un rischio nella sua attività per ritenerla talmente interessante da non poter fare altro che mettersi all’opera. Pensiamo a chi scommette in borsa, a chi fa lavori estremi, come chi se ne sta su un’impalcatura a pulire i vetri di un grattacielo, sospeso a metri e metri da terra.
Pensiamo a quegli sportivi che, quando li guardiamo in azione, ci domandiamo come facciano a non avere paura, visti i rischi che corrono: scalatori, navigatori in solitaria, motociclisti, pugili sono tutte persone la cui motivazione si spinge un po’ oltre quel limite che, generalmente, siamo disposti ad ammettere. Eppure troviamo emozionanti e adrenaliniche le loro performance.
Che cos’è il Sensation Seeking, dunque? È la motivazione legata all’incertezza, alla possibilità di perdere più di quanto si potrebbe ottenere. I Sensation Seekers hanno bisogno di pensare che ci sia in ballo la possibilità di perdere qualcosa di importante, perché è questa eventualità che accresce, ai loro occhi, il valore del risultato.
Ed è proprio la ricerca di adrenalina che muove chi è caratterizzato dal Sensation Seeking, un bisogno che non può essere una costante, altrimenti creerebbe assuefazione e le emozioni si smorzerebbero. Un esempio pratico? Chi ama le montagne russe ci fa un giro, magari due, ma poi il suo bisogno si sente appagato abbastanza da trovare noioso, almeno in quel momento, salirci ancora.
Che cos’è il Sensation Seeking: gli studi di Marvin Zuckerman
Non dobbiamo stupirci quando si parla di ricerca di emozioni forti. Di fatto, è un bisogno che ci caratterizza almeno fino a una certa età, quando, da bambini, amiamo essere lanciati per aria, certo, con la certezza che saremo afferrati dalle mani forti e fidate di un genitore, o quando, durante l’adolescenza, anche solo per il piacere di andare contro l’educazione ricevuta, facciamo cose a cui da adulti, probabilmente, ripensiamo dicendoci che eravamo davvero matti, eppure percepiamo ancora le emozioni che quelle attività da scapestrati ci hanno regalato.
Marvin Zuckerman, professore emerito di Psicologia presso l’Università del Delaware, è colui che ha individuato e descritto il Sensation Seeking. Egli ha osservato anche il lato opposto di questa tendenza, vale a dire la condizione di chi si trova a proprio agio in condizioni monotone ed avversa le condizioni anche di minimo rischio.
Le differenze derivano da una disposizione comportamentale primaria, e quella che lui chiamò, per l’appunto, Sensation Seeking, comprende il bisogno soggettivo di emozioni e impressioni varie, complesse, insieme con la volontà di accollarsi i possibili rischi fisici e sociali che potrebbero derivarne.
Si tratta, come dicevo, di sensazioni episodiche, non durevoli, ed è proprio il fatto che siano momentanee a fare sì che non ci si abitui a esse. La nostra mente associa tali sensazioni, potenti e piacevoli anche perché corrispondenti al bisogno di Autoefficacia, a un’eventualità che può ripetersi ancora.
Sensation Seeking e Coaching
Nel Coaching c’è un nome che ritorna spesso, ed è quello di Mihály Csíkszentmihályi, famoso autore di studi sulle condizioni di stress e, in particolare, sullo Stato di Flow. Parlando di che cos’è il Sensation Seeking non si può non parlare di lui, visto che questa condizione innesca uno stato di Flow, da qualcuno definito Deep Flow, che, nello specifico, è stato osservato sugli scalatori.
Da questi studi Csíkszentmihályi evinse che chi fa arrampicate in condizioni estreme è tutto concentrato sul piccolo spazio occupato dal suo corpo, dalle mani, sul punto di roccia a cui si appigliano e quello a cui andranno ad aggrapparsi subito dopo. La loro visione del passato è ristretta a un lasso di tempo di circa trenta secondi e la pianificazione del futuro ai cinque minuti successivi all’adesso in cui si trovano. Tutto il resto, i pensieri, i problemi quotidiani, è lontano mille miglia. Loro sono lì, nel loro stato di Flow generato da una situazione in cui la concentrazione necessaria e il rischio annullano ogni altro pensiero.
Il Coaching parte da un asserto, che siamo tutti unici e irripetibili. Non possiamo pensare che sia strano o folle chi ha bisogno di simili condizioni per sentirsi bene e per sentirsi motivato. Un Coach ha bisogno di ammettere anche formae mentis di questo tipo, naturalmente riconoscendo la possibilità che un ricerca di rischio che esuli dalle caratteristiche degli obiettivi Smart, vale a dire, tra le altre cose, un Obiettovo improntato al rispetto di se stessi e dell’ambiente.
Zuckerman ha avanzato diverse possibili spiegazioni per questa condizione, ma, di fatto, nessuna ha dimostrato in modo incontrovertibile cosa si attivi a livello biochimico nel Sensation Seeker.
Che cos’è il Sensation Seeking e cos’è la Scala di Zuckerman
Per valutare che cos’è il Sensation Seeking e da cosa ha origine, Marvin Zuckerman ha elaborato una scala, un elenco dei tratti che caratterizzano il Sensation Seeker e in cui gli individui caratterizzati dalla ricerca di emozioni forti possono riconoscersi.
La sua scala include:
- La ricerca del brivido, dell’avventura, di stimoli quali quelli dati da attività sportive estreme;
- La ricerca di esperienze sensoriali e mentali nuove, tendenzialmente anticonformiste;
- La disinibizione, vale a dire il desiderio di situazioni in cui non ci siano regole, di attività fuori controllo;
- La suscettibilità alla noia, vale a dire il costante bisogno di nuovi stimoli.
Che cos’è il Sensation Seeking: un bene o un male?
Per quanto vogliamo essere di larghe vedute, per qualcuno può risultare più semplice silurare i Sensation Seekers come individui, per usare un eufemismo, strani.
Eppure il Sensation Seeking è un tratto della Personalità, la concretizzano più adrenalinica di una delle ventiquattro Potenzialità, vale a dire la Curiosità. Che ci piacciano o meno, i Sensation Seekers sono in grado di emozionarci, e, sempre nel rispetto degli altri e dell’ambiente, sono persone che hanno permesso ad altre di superare i limiti e di meravigliarsi, di arrivare lontano e scoprire con quali mezzi farlo. Qualche nome? I grandi navigatori del quindicesimo secolo, personalità più vicine al nostro tempo come Valentina Tereškova, Amelia Earhart, Patrick de Gayardon, Edmund Hillary e tutti gli scienziati che hanno messo in gioco anche la loro vita per i progressi nel loro ambito, persone che tante volte si saranno sentite dire Ma chi te lo fa fare? Sei matto!, eppure, consapevoli della loro natura di Sensation Seekers, non hanno avuto paura di correre dei rischi, anzi, se ne sono innamorati e ne hanno fatto un luogo di scoperta per tutti.