Il Coaching è basato sull’Apprendimento. Un Coach non dispensa consigli o informazioni, al contrario sostiene scelte che facilitano l’Apprendimento autonomo.
E’ molto utile chiarire che con il termine apprendimento si intende l’insieme dei cambiamenti osservabili nel comportamento della persona in seguito alle esperienze. In altre parole, l’apprendimento è una modificazione comportamentale che viene indotta da un’interazione con l’ambiente; è il risultato di esperienze che conducono allo stabilirsi di nuovi comportamenti in risposta a stimoli esterni.
Per questo motivo è bene porsi due domande: quanto è utile il Coaching? E, soprattutto, in che modo il Coaching favorisce l’Apprendimento?
Coaching e Apprendimento: facciamo un po’ di chiarezza
Sulla pratica del Coaching professionale è bene fare delle attente precisazioni perché spesso il Coaching viene immaginato (a volte proposto e commercializzato) come un rapporto istruttivo e/o consulenziale durante il quale il Professionista dispensa consigli, strategie, saggezze e istruzioni di varia natura.
Insomma, il professionista viene immaginato come una guida autorevole e fortemente referenziata. E’ la naturale propensione delle persone a ricevere un servizio, una spiegazione, una interpretazione dall’esterno a complicare il quadro. Inoltre, non va sottaciuta la cattiva abitudine (estranea alla cultura del Coaching) di “usare” il proprio sapere per facilitare l’altro, per aiutarlo, per migliorarlo. In un siffatto quadro occorre ribadire con forza che il Coaching è autonomia e fiducia nel proprio potenziale inespresso.
Dunque, se malauguratamente doveste incappate in uno pseudo-Coach che, anziché aiutarvi a nutrire il vostro apprendimento attraverso le vostre scelte e la vostra autonomia decisionale, vi indicasse “cosa”, “come” e “quando” fare, forse vi trovate davanti a una persona che non ha chiaro il suo compito nei vostri confronti (uno dei tanti fuffa-Coach che sta approfittando dell’innegabile appeal della parola “Coach”).
Insomma, quando parliamo di Coaching professionale è impossibile non parlare di consapevolezza di sé e valorizzazione. Pertanto, parlare di Coaching per l’Apprendimento significa parlare del valore del Coaching al fine dell’interiorizzazione di tutto quello che si acquisisce durante e dopo l’esperienza di Coaching.
Il Coaching per l’Apprendimento avviene senza Istruzioni
C’è un solo modo di apprendere: facendo e… sperimentando!
E perché il fare abbia efficacia, questo dovrebbe essere piacevole, appassionante e divertente, pur mantenendo tutta la complessità necessaria ad un apprendimento quantitativo e qualitativo. Inoltre, l’apertura verso il tentativo e l’eventuale errore, devono essere parte integrante di quanto si apprende.
Cosa troviamo all’opposto di questo modus operandi? Troviamo certamente l’istruzione (intesa come trasferimento di contenuti, direttive e prescrizioni).
Pensateci… I neonati imparano a camminare attraverso l’esperienza. Provando e riprovando, attingendo dalla loro esperienza sensoriale. Al contrario, a scuola, imparano le operazioni matematiche perché ricevono istruzioni su come ciascuna di esse funziona: si basano sulla regola che hanno appreso, secondo la quale, ad esempio, addizionare significa rendere due quantità un’unità.
Timothy Gallwey (il padre fondatore del Coaching e pioniere del metodo) partendo dal mondo dello sport, in particolare dal tennis, suggerì la necessità di tornare a un modo di imparare a fare simile a quello dei neonati: provare a fare improvvisando, per quanto si tratti di un’improvvisazione non del tutto casuale, ma basata su quello che l’individuo interiorizza dall’esperienza.
Di fatto, un apprendimento tramite istruzioni è piuttosto didascalico, quasi finalizzato all’interiorizzazione dei concetti senza una comprensione degli stessi che permetta di padroneggiare quanto si impara. Ad esempio, costruire un Piano di Azione rispettando i suggerimenti di altri significa muoversi in modo meccanico, senza acquisire l’autonomia e sviluppare la propria creatività.