Come abbassare l’ansia dell’Atleta
La gestione dell’ansia in ambito sportivo è di fondamentale importanza, indipendentemente dal livello di evoluzione dell’atleta. Questa affermazione vale sia che si tratti del professionista che gareggia per la medaglia olimpica, sia di quella dell’amatore che cerca la sua migliore performance.
Le implicazioni emozionali sono le stesse perché sono rapportate alle proprie potenzialità e aspettative, uniche e personali.
Una prestazione può essere “inquinata” dall’ansia, compromettendo fin da subito la possibilità di eseguire una performance di qualità. Successivamente, se l’ansia non viene affrontata, si verificheranno situazioni di conflitto interiore importanti alle quali l’atleta dovrà far fronte, cercando di trovare la modalità corretta per risolvere tale problema.
La presa di coscienza dello stato d’ansia prima della prestazione sportiva permette in primis la sua gestione nel momento in cui si evidenzia e, in un secondo momento, la sua scomparsa. Naturalmente, perché questo avvenga, occorre che l’atleta si applichi per conseguire tale obiettivo.
L’allenatore in questo caso sarà un ottimo supporto qualora sia in possesso delle competenze utili per affrontare la problematica nel modo corretto.
L’ansia porta con se una serie di meccanismi fisiologici che convogliano l’utilizzo di energia dalle zone interessate dal gesto tecnico-atletico (muscoli, apparato circolatorio, concentrazione sull’evento) al cervello che si trova a richiedere un maggior apporto di ossigeno (e di energia) per poter far fronte allo stato d’ansia e alla sua gestione. Ne consegue il peggioramento della performance sportiva.
I sintomi fisici che rispecchiano uno stato d’ansia profuso sono chiari: nervosismo, tensione muscolare, sudorazione eccessiva, battito cardiaco accelerato o irregolare. L’allenatore ne deve comprendere l’insorgenza, riconoscere il grado di difficoltà dell’atleta e capire quando si verifica la necessità di intervenire.
Spesso il disequilibrio tra aspettative personali e capacità messe in campo può alimentare lo stato d’ansia, trasformandosi in poco tempo in stress.
L’ansia è un’emozione e come tale va trattata.
Imparare a gestire l’ansia significa prendere consapevolezza della sua attivazione e dei momenti in cui si presenta, per poi passare alla pratica di alcune tecniche (rilassamento, meditazione, visualizzazione) che permettono di avere un controllo su di essa.
Quando entra in gioco l’ansia, ci dice che qualcosa non funziona. Un’analisi delle motivazioni che scatenano uno stato ansiogeno potrebbe portare alla luce un problema legato alla sfera personale, da affrontare e circoscrivere per trovare le soluzioni idonee o correlato all’ambito atletico (aspettative personali, motivazione, obiettivi). Ancora, se parliamo di sport di squadra, spesso le problematiche sono legate a conflitti all’interno del gruppo.
Una delle tecniche utili per un miglior equilibrio fisico-psichico è il rilassamento. Questo permette di riportare su un piano “normale” le funzioni fisiologiche, così da essere predisposte al gesto tecnico e fare in modo che i pensieri possano concentrarsi sul compito da svolgere.
Per ottenere i migliori risultati, un buon allenatore allena l’atleta al rilassamento per l’acquisizione della sua efficacia, prima di un evento sportivo.
Pensare di rilassarsi solo nel momento del bisogno non porta a nessuna soluzione, ed è per questo motivo che è importante intraprendere un percorso guidato che porterà l’atleta alla consapevolezza delle ragioni dell’ansia e alla sua elaborazione.
Alcune tecniche di rilassamento si concentrano sulla respirazione.
Una respirazione più profonda che coinvolge il diaframma permette una migliore ossigenazione dei muscoli e del cervello, riportando equilibrio e abbassando lo stato di ansia.
Un esercizio semplice è quello di sdraiarsi supini e, dopo aver decontratto la muscolatura, iniziare a respirare profondamente coinvolgendo la parte bassa dell’addome. Ripetere più volte il ciclo inspirazione/espirazione fino a quando non si sente che anche la frequenza cardiaca ha assunto un ritmo più basso.
Con alcuni atleti è stato interessante creare dei momenti di “formazione” in cui l’ansia era spiegata nelle sue parti, rendendoli partecipi di concetti e competenze che miglioravano la loro personale consapevolezza del problema.
Conoscere il sintomo aiuta a comprenderne la soluzione più consona ad ognuno e l’elaborazione delle sue radici, fino alla scomparsa.
Competenze di questo genere possono essere acquisite attraverso una buona formazione. Con il Coaching, ad esempio, un allenatore può sicuramente migliorare la performance dei suoi atleti e ottenere così il massimo da ognuno di loro, non solo a livello sportivo, ma anche sul piano dell’atteggiamento da manifestare di fronte alle difficoltà emozionali/relazionali. Pensa alla Gestione di uno spogliatoio, ad esempio: porta con sé tutta una serie di dinamiche che coinvolgono il singolo atleta e il gruppo.