Quando si parla di Mental Coaching e in particolare dell’attività professionale del Mental Coach, molte persone pensano che tale attività si riferisca solo a pochi elementi come, per esempio, le sensazioni, i pensieri le emozioni… Come se il Mental Coaching fosse una specie di forma mistica capace solo di migliorare la consapevolezza di sé e l’immaterialità. Questa considerazione del Mental Coaching è assai riduttiva e per certi versi fuorviante.
Il Mental Coaching è, contrariamente a quanto si possa immaginare, un’attività legata all’azione, al movimento e alla misurazione di risultati concreti. Filosofare di pratiche al limite dell’ascetico e dello spiritualismo è utile solo a chi desidera modificare l’essenza stessa del Coaching.
Il Mental Coaching è, perciò, un metodo tangibile, finalizzato al miglioramento delle performance e al raggiungimento di obiettivi attraverso la scoperta, lo sviluppo e l’allenamento delle potenzialità personali.
Il Mental Coaching è anche un metodo di sviluppo fondato su una relazione processuale, programmata su un paradigma chiaro e rigoroso: accompagnare la persona verso il suo massimo rendimento attraverso un processo autonomo di apprendimento.
Il fine ultimo del Mental Coaching non è suggerire consigli o impartire ricette prescrittive al Cliente bensì progettare, monitorare e costruire programmi e obiettivi secondo la tecnica specifica del Coaching.
La definizione degli obiettivi, l’organizzazione dei piani d’azione, la valorizzazione delle potenzialità permettono al cliente di organizzare (insieme al Coach) un percorso nuovo e alternativo, dove il conseguimento della felicità e dell’autorealizzazione sono sostenuti dall’efficacia e dalla qualità della relazione Coach/Cliente.
Fin dai primi antesignani studi di Coaching di Timothy Gallwey si iniziò a sostenere l’importanza della dimensione interiore dell’individuo.
Il sopravvento di nuovi modelli culturali, ispirati anche dalla Psicologia Positiva, e il Coaching Aziendale (che introduce un certo pragmatismo di tipo manageriale), avviarono un nuovo processo che intendeva considerare “gli esseri umani simili a una ghianda, che racchiudeva in se tutte le potenzialità per trasformarsi in un imponente albero di quercia”
Il Mental Coaching, si basa sulla ricerca di un “nuovo modo di essere” e un “nuovo modo di compiere azioni” nonché sull’acquisizione di “un più alto grado di consapevolezza e responsabilità”.
Fare Mental Coaching significa permettere al Cliente di fare una serie di scelte responsabili ed elaborare un piano d’azione utile a conseguire gli obiettivi sfidanti.
Nella nostra Scuola di Coaching insegniamo ai nuovi “Coach Professionisti” le differenze che intercorrono con altri metodi e tecniche come per esempio il Counseling, la PNL, il Mentoring, ecc., senza respingere, anzi sottolineando, alcuni passaggi comuni con queste ed altre discipline.
Nel Mental Coaching le persone chiedono un intervento per:
- individuare, allenare ed utilizzare le proprie potenzialità
- raggiungere obiettivi sfidanti
- migliorare le performance
- migliorare i rapporti interpersonali e la qualità delle relazioni
- conseguire un più alto grado di felicità e prendersi cura di sé.
Quale possono essere le ragioni che spingono un individuo a rivolgersi ad un Mental Coach?
Uno degli elementi cruciali del Mental Coaching è la motivazione. Per stimolare qualsiasi processo motivante occorre investire tempo ed energie in attività mentali specifiche. La relazione di Mental Coaching, quindi, è caratterizzata da una serie di attività ed esercizi atti ad allenare l’attenzione, la concentrazione e le potenzialità personali.
Le persone che maggiormente si rivolgono ad un Mental coach sono individui che hanno voglia, piacere o bisogno di essere sostenuti in un processo di miglioramento della performance; nel Mental Coaching il focus è sempre la voglia di vincere, di migliorarsi e di conseguire la felicità.
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