Emozioni da vivere. Ci emozioniamo perché è scritto nei nostri geni: la timidezza, l’apatia, la rabbia e il dolore non sono problemi e neanche patologie!
Imparare a vivere le proprie emozioni è alla base di una vita soddisfacente.
Gioia, collera, invidia, tristezza, vergogna, gelosia, paura, dolore, amore, felicità, possono assumere una grande utilità, soprattutto quando si parla di relazioni umane. Semmai l’obiettivo non è negare l’esistenza o l’importanza di alcune emozioni ma imparare a “conviverci” gestendo tutto con accoglienza, ascolto di sé e armonia.
Sarà strano, ma a me piace leggere tre, quattro, cinque libri tutti insieme assecondando il mio stato d’animo del momento, la mia energia e il tempo che ho a disposizione.
Alcuni libri, però, lo ammetto, tradiscono la mia fiducia perché dopo aver letto le prime pagine e aver approfondito un po’, li abbandono inesorabilmente.
In una parte della mia biblioteca ho creato addirittura una sezione defilata; è esattamente lì che vanno a finire tutti i libri che non riesco a leggere. Stanno tutti insieme, ammucchiati in disparte, come se non dovessero infettare il resto.
Non è un fatto di gusti, è una questione di qualità dei contenuti. Quando mi succede di abbandonare la lettura di un libro conosco perfettamente il motivo: si tratta di contenuti di bassa qualità; non imparo nulla e quindi preferisco investire il mio tempo in altre attività.
Molti autori sono governati dall’affanno di creare nuovi metodi, di rielaborare creativamente concetti vecchi e di “vendere” per nuovi lavori scopiazzati. In Italia si viene accusati di plagio se si copia da un libro; si viene considerati “ricercatori” se lo si fa da dieci.
Si legge di tutto e forse qualcuno dovrebbe essere preso di mira da “Striscia la Notizia” per togliersi dal volto quell’aria di saccente superiorità ed egocentrismo.
In alcuni testi si arriva ad asserire, con presunzione, di poter guarire qualcuno dalle “patologie emozionali”, salvo scoprire che lo si può fare con pratiche al limite del ridicolo. Questa è la stessa gente che pretenderebbe la cancellazione di alcune fondamentali emozioni.
Ci sono autori che sostengono che la Leadership si basa sul saper sorridere e che la felicità si possa conquistare attraverso pratiche bizzarre ed improbabili esercizi descritti su schede ciclostilate.
In molti testi, in nome e per conto del “Pensiero Positivo”, si parla di sostituire emozioni, di operare anestesie emotive, di cancellare emozioni come il dolore, l’aggressività, la rabbia e la paura che fino a prova contraria sono emozioni fondamentali per la perpetuazione della nostra specie e del genere umano.
Certo, mi rendo conto che esiste un opportunismo commerciale, ma non riesco proprio a spiegarmi come non si riesca a vigilare sui contenuti e sulla qualità dei testi che si decidono di pubblicare.
Faccio un esempio su tutti.
Parlando sempre di emozioni, proprio non riesco a digerire passivamente questa dannata “cura dimagrante” delle emozioni umane; ridurre, controllare, anestetizzare, andare contro la nostra naturale propensione di emozionarci, di sentire e di provare.
Per anni ho lavorato sulla mia consapevolezza emotiva e sono convinto che chi si accinge ad affrontare il tema delle emozioni dovrebbe, prima di parlarne (o scrivere libri), investire del tempo a lavorare su di sé e dimostrare, con i fatti e la coerenza, la propria capacità di mettere in campo la giusta Intelligenza Emotiva.
Parlare in modo cattedratico o “ragionieristico” di emozioni è un fatto che non sopporto pedissequamente; l’esperienza emotiva si fa lavorando su di sé, la si svolge quotidianamente agendo con le persone all’interno di relazioni d’aiuto; lo si fa sul campo mantenendo alto il potere di ascoltare le proprie e le altrui emozioni.
Essere felici non significa negare il dolore, significa scegliere la felicità attraverso un processo consapevole; se c’è rabbia si ascolti la rabbia, se c’è dolore lo si ascolti senza negarlo, se c’è disgusto lo si accetti in maniera naturale. Ci si alleni ad avere una sufficiente consapevolezza emotiva che possa favorire il processo di scelta.
Infine un appello…
…lasciate in pace le mie emozioni, voglio che vivano tutte assieme a me!
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