Che senso ha la tua vita? Sei felice? Ti senti libero? Qual è il tuo scopo, che significato dai alla tua esistenza?
Ecco delle belle domande legata al senso più profondo della vita: ti sei mai chiesto qual è il senso più profondo della tua “ragione d’esistere”?
Tutte domande impegnative, lo so, che tuttavia ci permettono di riflettere sul fatto che la vita di ognuno di noi non sarà mai capita (e vissuta) fino in fondo se non si terrà conto delle aspirazioni più alte.
Del resto, “per ottenere buone risposte bisogna porsi buone domande…”
Questo genere d’interrogativi mi stimola molto perché essi mi permettono di riflettere sul fatto che l’autorealizzazione, la felicità e lo sviluppo sono tendenze umane (fortunatamente) inevitabili.
In fondo, pensaci: un imprenditore, un manager, un atleta professionista, di solito si concentrano sul conseguimento di risultati personali e sul successo materiale, senza porsi domande sul significato della propria vita; è la tendenza della Società Occidentale (cosiddetta evoluta) che ci ha portato al progresso e all’innovazione attraverso la razionalità. Una cosa è certa: non si può di certo negare che gli occidentali abbiano evitato d’impegnarsi nel conseguire risultati attraverso l’uso della conoscenza, della logica e del sapere!
In questa visione del mondo, così ristretta e costantemente in bilico tra l’affermazione e il conflitto de la “logica della conoscenza” e de la “logica della spiritualità”, per fortuna il Coaching si ritaglia uno spazio che molti amano definire “saggezza”, una vera e propria “zona di mezzo” che potremmo descrivere come il punto d’incontro tra la “conoscenza sfruttata senza restrizioni” e il “fanatismo spirituale privo di riscontri scientifici”.
Nel Coaching, bisogna subito chiarire, il termine “spirituale” non si riferisce alla religiosità e non si riferisce neppure a “bizzarre attività olistiche” e pratiche strampalate; il temine “spirituale” si riferisce a quello che può essere definito come “…il desiderio fondamentale di trovare un significato e uno scopo alla propria vita e di vivere una vita integrata”.
In questa logica i Coach più evoluti, negli ultimi anni, hanno imparato ad andare oltre il livello di abilità di base costituito dal saper ascoltare, fare domande e accompagnare il Coachee nel miglioramento delle performance; essi hanno orientato il proprio interesse verso i principi organizzatori della vita più elevati.
Il Coaching Transpersonale è un eloquente esempio di tale interesse e di tale alta attrazione.
Del resto l’approccio della Psicologia Transpersonale è stato sviluppato da studiosi del calibro di Abraham Maslow, Viktor Frankl e Carl Jung.
La parola Transpersonale coniuga la preposizione latina trans che significa “al di là, oltre” e al termine personale che ovviamente deriva dal sostantivo “persona”. La parola Transpersonale venne usata per la prima volta da Jung per descrivere quella dimensione dell’inconscio umano che è sede delle forme arcaiche collettive, ovvero dell’eredità primitiva e spirituale dell’umanità. Il Coaching Transpersonale ha esteso il proprio interesse alla crescita spirituale, alla coscienza, alla relazione tra corpo e mente, ma soprattutto verso la comprensione più profonda delle potenzialità umane inespresse.
Proprio per questo motivo, il Coaching Transpersonale propone un modello di crescita che mira all’interezza delle componenti fisiche, emotive, mentali e spirituali, attraverso un “approccio scientifico”. Esso accosta la tradizione scientifica alle pratiche di autocoscienza tipiche de “l’approccio meditativo” (rappresentato e influenzato anche dalle principali religioni come il cristianesimo, il buddhismo, il taoismo, ecc.).
L’incontro tra la tradizione scientifica e quella meditativa rappresenta una svolta importante verso una visione unitaria del concetto di salute umana che a molti Coach di certo non sfugge; esso conferma una visione unitaria del mondo, della salute e dello sviluppo umano, in cui l’impegno della ricerca interiore viene coniugato con il benessere, la felicità e l’autorealizzazione del singolo e della collettività.
Poiché i fenomeni umani (psicologici, biologici, sociologici, ecologici, ecc.) non sono separabili, il Coaching Traspersonale concepisce la salute, il benessere (e quindi il miglioramento delle performance) come il risultato di forze intrapsichiche e extrapsichiche. In altre parole, accostando il metodo del Coaching alla concezione scientifica e a quella delle tradizioni spirituali, il Coaching Traspersonale disegna una concezione dell’essere umano come un’unità Corpo, Mente, Anima e Spirito.
Oltre all’allargamento dello spettro del Coaching, l’accostamento di questi mondi diversi ha permesso di sviluppare nuove metodologie di miglioramento e sviluppo personale.
Infine ricorda: la ricerca spirituale non è così distante dalla ricerca interiore (tipica del Coaching fondato sulla consapevolezza); la prima può portare la persona a una migliore conoscenza di sé, la seconda la può condurre a scoprire il significato della vita e della realtà.
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