La parola Assertività deriva dal verbo latino Asserĕre, vale a dire Asserire, e viene utilizzata per indicare una caratteristica del comportamento umano che consente di esprimere le proprie emozioni e i propri punti di vista senza aggredire né offendere l’interlocutore.
In sostanza, quando si parla di Assertività, ci riferiamo a una via di mezzo tra un comportamento passivo e un comportamento aggressivo.
Ad avere contribuito alla diffusione di questo termine sono stati due Psicologi statunitensi, Alberti ed Emmenso. Essi definiscono l’assertività come un comportamento che permette all’individuo di agire nel suo interesse, di esprimersi, senza incorrere in situazioni di ansia, con sincerità e disinvoltura, difendendo i propri diritti senza calpestare quelli altrui.
Il comportamento della persona assertiva si contrappone a quello degli individui inibiti, vale a dire quanti faticano a esprimere i sentimenti più intimi e ad assecondare gli impulsi naturali. Se un atteggiamento improntato alle inibizioni può comportare scompensi psicopatologici, i comportamenti assertivi sono visti dagli studiosi del settore come garanzia di un certo livello di civiltà nei rapporti umani e di uno stato emotivo improntato al benessere. In questo modo di fare, come vedremo, rientra anche il valore che può avere nella relazioni interpersonali saper dire No.
La Comunicazione Assertiva
Quando si parla di Comunicazione Assertiva, ci si riferisce alla capacità di comunicare in modo efficace e sincero, mantenendo buone relazioni sociali.
Alla possibilità di esprimere, senza rischio di insoddisfazione e di sensi di colpa, desideri, opinioni, sentimenti nel rispetto della propria persona e di quella dell’interlocutore, si associa la possibilità di dire no senza rimorsi o remore di sorta.
Chi comunica in modo assertivo, stabilisce una collaborazione con l’interlocutore, una partecipazione attiva e non ostile, improntata alla fiducia, alla responsabilità e alla sospensione del giudizio.
Perché è così difficile Dire No
Hai mai provato a dire no a qualcuno a cui così tanto temi di fare un torto da posporre al desiderio di compiacerlo la tua libertà di esprimerti? E’ una situazione molto diffusa, che si presenta in famiglia, con gli amici, nel rapporto di coppia, sul lavoro, tanto con i colleghi quanto con i superiori, fino ad arrivare a situazioni estreme in cui ci si trova a non saper dire di no a persone con cui non si condivide niente o verso le quali, per qualche strano meccanismo psicologico, ci si sente in dovere di dire sì.
Perché dire no risulta così difficile? Cosa c’è di tanto temibile o compromettente in un semplice No? Una risposta sta nel fatto che, quando stiamo per dire di no, nel nostro cervello si attiva una reazione legata alle sensazioni date da esperienze precedenti in cui ci siamo sentiti dire no. Dal punto di vista neuroscientifico, infatti, sembra che il cervello reagisca in modo più forte ai messaggi negativi, che le informazioni negative provochino un’attività cerebrale più ampia rispetto alle risposte positive. E’ possibile rendersene conto anche pensando alla persistenza dei ricordi spiacevoli. C’è una ragione legata alla sopravvivenza in questo meccanismo, una funzione di apprendimento connessa al bisogno di evitare di ritrovarsi in situazioni difficili, sgradevoli.
Purtroppo, questo nobile meccanismo ha una controparte, almeno in relazione al nostro discorso, vale a dire renderci difficile dire di no.
Cos’altro può indurti a dire un sì che non senti tuo e a negarti la possibilità di dire no? Il timore dell’evenzienza di venire escluso da un gruppo sociale.
Sono stati condotti esperimenti per dimostrare che le persone possono accettare di attenersi a un comportamento moralmente riprovevole solo per sentirsi parte di una cerchia di persone.
In sostanza, dire no farebbe sentire a rischio di espulsione da un gruppo e, dunque, suggerirebbe la sensazione che l’ambito relazionale sia messo a repentaglio.
Andiamo avanti. L’educazione che riceviamo ci indirizza, perlopiù, verso comportamenti improntati all’altruismo e alla gentilezza. Apprezzabile come cosa. Ma sarebbe ancor più apprezzabile imparare a vagliare senza pregiudizi se un contesto merita un Si o un No, anteponendo i propri valori, i propri bisogni, la propria volontà sincera alle buone maniere.
In tutta onestà, l’insieme delle ragioni osservate ci porta a sovrastimare le conseguenze della scelta di dire no. Si tratta di un rifiuto, semplice, legato a una specifica contingenza, non di un contratto a vita, non di un Mai, la cui portata, peraltro, è iperbolica, visto che si estende oltre i limiti umani della vita terrena.
Va da sé che non tutti hanno problemi a dire no. Alcuni studiosi fanno una distinzione di genere, in relazione al fatto che, secondo esperimenti condotti a riguardo, le donne, che, tendenzialmente, danno più peso rispetto agli uomini al mantenimento di buoni rapporti e di un giudizio positivo di loro, finiscono con più facilità per anteporre i bisogni altrui a quelli personali.
Sicuramente si possono annoverare altre ragioni per cui si fa fatica a dire no, e non è mia intenzione dare da pensare che la sola cosa sensata da fare sia usare il No a prescindere. Ma, di fatto, essere sinceri, in primis con se stessi, è fondamentale.
Se un Sì non è sentito, se ti rendi conto che avresti preferito dire No, fanne tesoro per un’occasione successiva. Prova. Ci sono ottime probabilità che, a dire di no, non accadrà niente di grave. E, prova a pensarci, se il tuo comportamento più onesto verso te stesso ti guadagna una discussione, l’allontanamento di qualcuno a cui tieni, quella persona, con la sua reazione, quanto dimostra di tenere a te? Poco. E allora, persone così, che si adagiano sulla tua gentilezza e, diciamocela, anche su una forma di ipocrisia, che non si preoccupano di chi tu sia veramente e di cosa tu veramente voglia, non è meglio perderle che trovarle? Impara ad avere rispetto di te stesso e a esigerlo dagli altri. Può solo giovarti.
Dire No non significa essere Egoisti
Hai provato a dire no e sei stato tacciato di essere un egoista? Solo perché hai deciso di scegliere in modo da farti felice? E perché, invece, la persona che hai di fronte e che ti accusa di essere un egoista non riesce a vedere che nel tuo No possono esserci delle valide ragioni? Dove sta il male nel tuo No? Te lo dico io. Da nessuna parte.
Senza arrivare a esagerazioni ed estremismi, pensare a se stessi, saperlo fare, è sano. E’ il modo più onesto che hai per arrivare agli altri, per fare in modo che ti vogliano bene per quello che sei e imparino a capire i tuoi bisogni. Ed è anche il modo più giusto per darti da fare per gli altri, per una semplice ragione: come puoi occuparti della felicità altrui se tu per primo non ti stai facendo felice?
C’è una frase assolutamente esaustiva di Oscar Wilde, il quale, saggiamente, scriveva:
L’egoismo non consiste nel vivere come ci pare, ma nell’esigere che gli altri vivano come pare a noi.
Dunque, se l’egoismo, nella sua valenza negativa, significa imporre ad altri di vivere come vogliamo, quando ti trovi a dire No a qualcuno che sembra esigere un Sì e, dunque, che tu faccia come vorrebbe lui, chi è l’egoista?
E se tu semplicemente vivi come senti esserti congeniale, spargendo qua e là qualche sentito, sincero No, in che modo e misura saresti un egoista?
Dire No non vuol dire essere Egoisti. Ed essere egoisti non è il comportamento biasimevole che ci hanno abituati a pensare esso sia.
Imparare a Dire No, un modo sano di intendere l’Egoismo
Nell’assertività, come ti dicevo all’inizio di questo articolo, c’è un aspetto fondamentale. Mi riferisco al giusto equilibrio tra un comportamento passivo, vale a dire l’atteggiamento di chi, con una certa dose di vigliaccheria, non prende mai una posizione, e un comportamento aggressivo, quello di chi vuol imporsi con tutti i mezzi e sopraffare gli altri.
Parliamoci onestamente. Quanto apprezzi le persone da cui non riesci ad avere un riscontro sincero, quelle che parlano per compiacerti, di cui non capisci mai, fino in fondo, cosa pensano? Questo è il modo delle persone non assertive. Sono talmente pressate dalla paura del giudizio altrui e dal timore delle conseguenze di una loro libera scelta, da rimanere immobili. Sono gli spettatori. Quelli che si adattano alla volontà degli altri. Che non prendono decisioni, ma lasciano che altri decidano per loro, nel bene e, purtroppo, nel male.
E poi ci sono le persone aggressive, quelle che oltrepassano la libertà altrui, incuranti dei più semplici diritti individuali.
Impara a intendere l’egoismo come un modo sano di comportarsi. Se pensare a se stessi, difendere il proprio pensiero, scegliere in base al proprio volere, dire di no quando si sente di volerlo fare sono comportamenti da etichettare come egoismo, allora è il caso di cominciare a pensare l’egoismo in un modo più benevolo di come siamo stati abituati a fare.
L’importanza dell’Assertività nel Coaching
Quando un Coach si relazione con un Cliente, per stabilire gli obiettivi verso cui rivolgersi, ha bisogno di sapere che i suoi desideri sono autentici, che li sente importanti principalmente per se stesso. Non si può pensare di ottenere dei risultati da una relazione di Coaching se il Cliente sta dandosi da fare per fare contenti gli altri.
Benessere e felicità sono due capisaldi in un percorso di Coaching. Come sarebbe possibile raggiungerli se il Cliente non sentisse suoi i traguardi verso cui si rivolge? Certo, questo non inficia la possibilità che il Cliente voglia agire in una direzione avendo, tra gli stimoli, anche la felicità che la sua realizzazione potrebbe suscitare in persone che fanno parte della sua vita. Ma è importante che egli sappia essere assertivo, che sappia essere autentico, che, una volta prefissato l’obiettivo, possa camminare a passo svelto verso di esso, senza che la paura di offendere le aspettative o la volontà di qualcun altro gli sia di ostacolo.
Per un Coach è importante che il Cliente acquisisca un certo grado consapevolezza, di autostima, di amor proprio, di autoefficacia, e sono tutti elementi che, per realizzarsi compiutamente, necessitano anche della capacità di dire di no. In che misura? Nella misura in cui saper di dire No è sintomatico di quanto un individuo sappia fare valere la sua individualità, sappia agire senza lasciarsi influenzare dagli altri. E se in partenza questa capacità manca o è latente, è importante che il percorso di Coaching dia al Cliente i mezzi per rendersi conto di quanto è importante non lasciare che le sue scelte vengano influenzate dalla volontà altrui e che le sue opinioni possano essere posposte al desiderio altrui di prevalere.
Assertività e Autostima nelle relazioni
Il discorso sull’assertività si collega a quello sull’Autostima. Come probabilmente già sai, l’autostima è un processo che porta un individuo a valutarsi positivamente, ad apprezzarsi, grazie a una percezione favorevole di se stesso. Una persona assertiva, con ottime probabilità, è una persona che ha una buona stima di sé, che chiede il rispetto meritato per se stessa, per le sue emozioni, per i suoi pensieri. Ricorda, quando le persone assertive si trovano a dire no a qualcosa che non condividono, a una richiesta che non vogliono esaudire, da parte loro non c’è un atteggiamento ostile, irrispettoso, ma solo il condivisibile desiderio di non farsi sminuire dagli altri.
Morale del discorso? Se sei solito dire Sì a tutto e a tutti, concediti un diversivo, un piccolo lusso, prova a dire No, guarda le reazioni degli altri, impara a valutare le persone che cerchi di fare felici in base a quanto loro si preoccupano di fare felice te, e poi fammi sapere, se vuoi, come ti sei sentito. Io credo che sarà come trarre un profondo respiro, sentirsi leggeri e lasciare andare un po’ quella sensazione che ci porta a voler sempre corrispondere le aspettative altrui, dimenticandosi della propria persona.
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