Coaching relazionale per migliorare tutte le relazioni
Siete in grado di stare in una relazione?
Potrebbe essere una domanda scontata, magari potreste rispondermi “certo, sono sposato!”, oppure “come no, se riesco a sopportare quel collega o il mio capo!”, o ancora “io sono nato per essere in relazione”, per poi passare a “io sto bene da solo!”, “non ho bisogno di relazioni”.
Eppure le relazioni, soprattutto direi le interazioni con gli altri e prima di tutto con noi stessi, sono in assoluto le situazioni che più ci mettono davanti ai nostri difetti, alle nostre difficoltà, ai nostri intimi segreti nascosti, ai nostri fantasmi più neri.. ma anche alle nostre scoperte costruttive, alle nostre capacità che non immaginavamo di avere, ai nostri talenti.. Essere in una relazione è facile e complicato alo stesso tempo!
Quindi ti richiedo, tu sai stare in una relazione?
Cosa intendi per relazione gratificante?
Cosa intendi per relazione “di qualità”?
Il mio orientamento psicoanalitico, che mi accompagna anche nella visione dell’essere Coach, considera la relazione come quel momento di interazione a due in cui lo “scambio di menti” la fa da padrone. E come dare torto ad autori come Daniel Stern che parlano di “momento presente” nella relazione (riferito a momenti in cui la relazione si “gioca” in pochi attimi di consapevolezza reciproca), a Giacomo Rizzolatti che con i suoi neuroni specchio addirittura induce a riflettere sulla biologia della riuscita del (provocatoriamente) momento di interazione tra le persone?
Come gestisci le tue relazioni?
La teoria intersoggettiva-costruttivista (è meno pericolosa di quello che sembra, non si mangia e significa che ogni relazione si struttura all’interno di una matrice multidimensionale, a cui non si può fuggire, ma che una volta compresa può essere “agevolmente” strumentalizzata, non per forza dando al termine un senso negativo) sottolinea l’importanza del pensare alla relazione come all’evento di interazione e accadimento in un dato momento, in una data condizione, in un dato contratto o ruolo relazionale. Le relazioni si misurano in base al momento, al contesto, alla tipologia ed alla motivazione.
Pensavi fosse solo questione di carattere o personalità?
La scuola di pensiero dell’Istituto di Psicoterapia Psicoanalitica di Brescia (di questa scuola fanno parte i maggior esperti in materia relazionale, riconosciuti a livello nazionale e internazionale) sostiene che per conoscere e progredire nella conoscenza, il tempo e le dinamiche che si sviluppano nella dinamica relazionale siano di fondamentale importanza.
Quanto tempo impieghi a capire se una relazione (di qualsiasi natura essa sia) potrebbe essere più o meno funzionale? Non mi limito a pensare alla funzionalità di reciproco aiuto o appartenenza, ma alla funzionalità di soddisfacimento a doppia via, di “incontro strutturato di bisogni”. Insomma, come si fa a far funzionare una relazione?
Nel Coaching relazionale un Coach farebbe riflettere sulle domande che in questo post sono state formulate e già avrebbe potuto aiutarti non poco. Ma un aiutino te lo voglio dare; quindi, per far funzionare una relazione, per capire come migliorare le tue interazioni, prova a fare attenzione alle seguenti questioni:
- come è nata questa relazione/interazione? Ovvero, quale è stato il contesto che ha creato l’incontro? Lavorativo, amicale, casuale?
- quali erano le necessità, i bisogni, le motivazioni iniziali che ti hanno messo in relazione con questa persona (o con queste persone)? Per necessità di semplificazione di concetti ben più complicati mi rivolgerò allo svilupparsi di relazioni a due, anche se in effetti, tutto quanto scritto in questo post potrebbe tranquillamente essere moltiplicato per ogni tipo di relazione con cui avete o avrete a che fare, essendo “voi” la costante relazionale.
- cosa è cambiato dall’inizio della relazione? Provate a scrivere un elenco di elementi che esistevano all’inizio, quelli che esistono adesso, quelli che coesistono e se ci riuscite anche a darvi delle motivazioni per cui si sono sviluppati, sono cambiati, modificati nel tempo. Più specifici sono, meglio verrà l’esercizio.
- cosa puoi fare per migliorare la relazione? Pensa a te. Nel senso, pensa a cosa è in tuo potere fare; letteralmente, quali sono le azioni che puoi attuare per apportare miglioramenti.
Rizzolatti parla dei neuroni specchio. Pensa ad uno specchio, se siamo costantemente all’interno di una relazione speculare significa che non puoi e non hai il potere (o il diritto) di cambiare l’altro. Ma se la teoria dello specchio è valida (e sfido chiunque a metterla in dubbio!!), se non puoi agire per cambiare l’altro, inizia ad agire per modificare quei comportamenti o atteggiamenti che ti riguardano, lo specchio si muoverà di conseguenza.
Riassumo: non ti è concesso e forse è anche ingiusto pensare di volere che l’altro cambi perché tu sei scontento/scontenta. Se invece l’azione è tua, se l’agire riguarda te, hai il potere di riflettere specularmente e (spero con consapevolezza e responsabilità) l’altrui atteggiamento. A proposito, per essere consapevoli e responsabili bisognerebbe anche avere una buona capacità di mettersi in gioco, di conoscere i propri pregi e i propri difetti. In questo caso, prima di tentare di modificare una relazione sarebbe bene almeno strutturarsi in un progetto di crescita personale o un piccolo percorso di auto consapevolezza e conoscenza. Insomma, cercate di conoscere meglio voi stessi prima di pensare di conoscere l’altro.
Quale sarà il tuo primo passo per migliorare te stesso all’interno delle relazioni che ti circondano?
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