Oggi intervistiamo con vero piacere il professor Felix B. Lecce.
Abbiamo conosciuto Felix B. Lecce in occasione d’importanti Seminari sulla Comunicazione e da qui, avendo saputo tra l’altro che è anche un affezionato lettore del nostro blog. Abbiamo voluto intervistarlo per consentire anche ai nostri numerosi lettori di conoscerlo meglio.
Felix B. Lecce è docente universitario di “Comunicazione Non Verbale”, e di “Comunicazione ed Analisi Comunicazionale Forense” nel Master universitario di II livello in Scienza Forensi dell’Università di Roma Sapienza.
Insegna da oltre venti anni Tecniche di Comunicazione e Strategie ExtraVerbali e metalinguistiche per l’accertamento della menzogna sia nelle Forze di Polizia che in ambito forense.
E’ vicepresidente di AIGESFOS (Associazione Italiana per la gestione dello stress nelle Forze dell’Ordine e del Soccorso).
Felix B. Lecce è considerato uno dei massimi esperti di Comunicazione Non Verbale, di “Applicazioni di Programmazione Neuro Linguistica in ambito Forense”, oltre che di “Lie to me Skills” in ambito investigativo.
Si è formato in Programmazione Neurolinguistica e in Comunicazione Ipnotica con i maggiori formatori internazionali ed è stato ospite in importanti trasmissioni televisive della prima rete RAI occupandosi di fatti di cronaca nera e giudiziari.
E’ considerato uno dei massimi esperti di analisi psico-vocale nella testimonianza, oltre che per l’accertamento di menzogne e dissimulazioni, sia in ambito criminologico che investigativo.
E’ stato docente di “Tecniche di comunicazione e semiotica del linguaggio” in vari Centri di formazione della Polizia di Stato, tra cui la Scuola Ispettori di Polizia di Nettuno (RM).
Ciao Felix, benvenuto sul nostro Blog. Vuoi di raccontarci qualcosa di te e delle tua lunga carriera?
Premetto che questa è la prima intervista nella mia vita in cui parlo anche della mia inedita storia personale e professionale, e lo faccio volentieri per voi e per i vostri lettori!
Sono nato in Germania un 14 Luglio di molti anni fa, dal matrimonio di due emigranti: mia madre, spagnola e mio padre, italiano. Vissi i primi anni della mia vita tutti in Germania. Poi i miei genitori si trasferirono in Italia in un piccolo paese della provincia di Frosinone, perché mio padre era stato nel frattempo assunto come da una importante industria automobilistica italiana come operaio metalmeccanico.
Ancora adolescente, rimasi orfano e dopo un periodo di “reclusione” in collegio (fino alla maggiore età), feci diversi lavori per provvedere al sostentamento mio, di due sorelle e di un fratello tutti più piccoli di me. Feci il manovale, l’elettricista, il radiotecnico, l’installatore di antenne, il tecnico riparatore TV, lavorando anche per lunghi periodi in alto mare sulle piattaforme petrolifere, come elettrotecnico.
A 20 anni mi arruolai nella Polizia di Stato come Agente. Qualche anno dopo mi iscrissi ad uno dei pochi corsi serali per lavoratori presso un ITC Statale di Roma per completare i miei studi superiori interrotti in precedenza. Alcuni anni dopo intrapresi anche gli studi universitari con enormi sacrifici, anche economici, contemperando il lavoro a turni impossibili in servizio ad elevata operatività ed alto rischio di vita ed i gravosi impegni di frequenza e di studio universitari.
Parallelamente alla mia vita poliziesca, iniziai a coltivare la mia irresistibile passione per la comunicazione, l’ipnosi e la NLP, frequentando corsi con i migliori formatori e docenti al mondo e spendendo somme di denaro ben al di sopra delle mie effettive disponibilità economiche dell’epoca. In molto si affannarono a convincermi che stavo sprecando inutilmente denaro e tempo. L’unico effetto che riuscirono a sortire fu che io continuai imperterrito per la mia strada.
Nel giro di pochi anni arrivai a tenere io stesso dei corsi di formazione, riuscendo a guadagnare in pochi giorni somme di denaro ben superiori a tutte quelle che avevo speso, anche indebitandomi, negli anni della mia formazione personale con i migliori trainer e studiosi internazionali. Tenni i miei primi seminari e lezioni sulla comunicazione presso una importante università italiana, quando ancora non ero laureato. Lo dissi, ma non venni creduto. Quando lo documentai, mi dissero che per loro era irrilevante, perché avevano bisogno di un docente con la mia preparazione, non di un titolato qualsiasi magari incapace di fare quello che insegnava. Cioè di comunicare. Sono stato fortunato? Forse
Nella mia vita professionale di poliziotto feci una buona e rapida carriera, vincendo anche concorsi interni che mi portarono in pochi anni dalla qualifica di Agente a quello di Sovrintendente e poi a quella di Ispettore.
Riuscii a conquistarmi anche un mio spazio esclusivo come formatore e docente delle Forze di Polizia, grazie all’apprezzamento e la fiducia dei miei superiori, derivante in gran parte da un brillante curriculum operativo ed investigativo che mi ero formato negli anni. Arrivai ad insegnare tecniche di comunicazione, sia outdoor che indoor, nella maggior parte degli Istituti e Centri di formazione della Polizia di Stato. Inutile dire che, oltre all’ammirazione di moltissimi che mi vedevano, credo esagerando molto benevolmente, come la personificazione del “volere è potere”, mi guadagnai anche molte invidie ed ostilità che non hanno fatto altro che motivarmi sempre più ad andare avanti.
Ancora più invidie ed ammirazione mi guadagnai, quando arrivai persino a sviluppare dei miei approcci operativi di Comunicazione Verbale, Non-Verbale ed ExtraVerbale applicabili nella negoziazione per la liberazione di ostaggi e nella selezione e preparazione di Agenti sottocopertura, i c.d. undercover e di negoziatori di importanti Agenzie governative italiane: Mie proposte molto ben accette dai miei superiori perché provenienti da una persona di esperienza pratica sul campo quale io ero indubbiamente. Ero un operativo che aveva perfezionato e sperimentato quei saperi mettendoli in pratica(e con successi oltre ogni previsione) in importanti operazioni di polizia e quindi godevo di una privilegiata, quanto meritata, credibilità.
Mi sono occupato anche di stress traumatico ed operativo, sempre forte di sapere “per esperienza” ciò che insegnavo. Ho partecipato alla realizzazione del progetto del Peer Support nella Polizia di Stato, divenendo anche “Operatore di polizia con funzione di Pari”. Cioè poliziotto addestrato a dare supporto emotivo ad altri colleghi poliziotti nell’immediatezza di tragici interventi di polizia, attraverso la fondamentale instaurazione di un buon rapport. Nel 2007 divenni anche coautore del primo quaderno di psicotraumatologia per Operatori delle Forze di Polizia. E nel 2012 ho fondato assieme ad altri amici e colleghi l’Associazione Italiana per la Gestione dello Stress nelle Forze dell’Ordine e del Soccorso (AIGESFOS), di cui sono tuttora il vice presidente.
Da oltre 10 anni insegno anche Comunicazione e Analisi Comunicazionale Forense in ambito universitario, come docente a contratto presso l’Università di Roma “Sapienza” ed altri atenei capitolini.
Ti occupi prevalentemente di comunicazione non verbale, vuoi spiegarci come ti sei appassionato a questo tipo di comunicazione?
Mi sono appassionato alla Comunicazione Non Verbale (CNV) frequentando un corso di formazione durante i miei primi anni di servizio nella Polizia di Stato. Ovviamente, l’approccio dei miei formatori dell’epoca(1980) era basato su paradigmi molto rigidi e molto distanti dal mio attuale approccio formativo e professionale in materia di CNV. Ti insegnavano che esistevano posture e gesti dal significato universale. Ti dicevano cose del tipo: “Se sta braccia conserte è chiuso, perché…”. Oppure: “Se sta con le gambe accavallate è chiuso (o chiusa) alle idee degli altri.”. Quest’ultima poi, non l’ho mai capita. Come si fa ad impedire alle idee degli altri di entrare nella nostra mente con l’accavallamento delle gambe? Che sappia io, le idee degli altri si veicolano attraverso parole ed immagini e non occorre certo essere esperti anatomia per sapere che tra le gambe non vi sono organi in grado di ricevere tali informazioni!
Comunque quello che mi ha appassionato sempre di più alla CNV e alla Voce e l’impatto e l’influenza che tali componenti della comunicazione umana hanno sugli altri. Più l’altro è attento alle parole e più facilmente è convincibile attraverso uno strategico utilizzo di CNV e Voce.
Quali sviluppi può avere una maggiore consapevolezza sulla propria comunicazione non verbale? Come può migliorare la vita di una persona?
Il primo sviluppo è che si diventa consci di ciò che il nostro corpo comunica a noi ed agli altri, spesso in netto disaccordo con quello che diciamo. Una buona consapevolezza della propria CNV ci permette di evitare fughe di informazioni. Ovvero ci permette di negoziare, trattare e conversare, senza che il nostro corpo tradisca i nostri reali pensieri e le nostre reali intenzioni e li sveli agli altri, contro la nostra volontà cosciente. Tale consapevolezza migliora la nostra vita, perché ci permette, da una parte, di difenderci meglio dalla “curiosità” degli altri e dalle persuasioni. Dall’altra, perché diventiamo più consci di quello che la nostra parte inconscia vorrebbe esprimere ed esprimerci attraverso le esternazioni del nostro corpo e della nostra voce.
Migliorare al propria CNV può migliorarci la vita, perché la percezione che gli altri hanno di noi, è basata soprattutto su come ci muoviamo, ci vestiamo, su come stiamo in piedi e seduti. Oltre che su come parliamo. Chi ha una bella impostazione vocale ed una buona dizione, viene percepito come una persona molto carismatica e colta, a prescindere dal fatto che lo sia o meno. Con ciò voglio dire che una buona cura della CNV e della Voce aumenta le possibilità di fare una buona impressione sugli altri. Di essere carismatici. Di piacere di più agli altri. Anche se non si è particolarmente belli Ma ovviamente, non può surrogare la competenza culturale e professionale. Quindi, in termini di marketing, possiamo dire che migliorando la nostra CNV, si migliora il packaging del nostro “prodotto” e di conseguenza la sua “vendibilità”, ma, ovviamente, anche il contenuto deve essere di qualità, altrimenti non si va oltre una prima buona impressione!
Sappiamo che ti sei occupato di casi importanti in ambito investigativo e criminologico: ci racconti la tua esperienza più importante?
Molti casi importanti in ambito investigativo e criminologico sono tutt’ora oggetti di approfondimento delle autorità giudiziaria e pertanto tutelati dal segreto istruttorio.
Posso dire che una delle esperienze più importanti fu quello di un omicidio sulla cui scena del crimine dovetti andare quale Ufficiale di Polizia Giudiziaria di turno in quel momento. Ricordo che appena arrivai sul posto, trovai il corpo esanime di un uomo che giaceva sul selciato. Ebbi subito l’intuizione che si trattasse di un omicidio, sebbene la vittima non presentasse alcun segno evidente di lesioni. A parte un piccolissimo graffio sanguinante su uno zigomo. Quello che mi colpì in particolare fu la posizione delle gambe e dei piedi intrecciati e delle braccia, oltre che il modo in cui giaceva la testa del cadavere. Sembrava che si fosse voltato a guardare dietro di se. Tutti gli altri investigatori e superiori sopraggiunti nel frattempo sul posto, convennero che si trattava di una morte da malore e che io avevo indubbiamente una vivace fantasia da film gialli. Io ancora più convinto e dinanzi al corpo ancora giacente sul selciato, telefonai al Pubblico Ministero di turno e gli spiegai i miei sospetti. Fui talmente convincente, che il PM decise di recarsi sulla scena del crimine assieme al medico legale di turno a cui fece esaminare seduta stante la salma. Risultato? L’uomo aveva un forellino di pallottola dietro la nuca in mezzo ai folti capelli ed il graffio sullo zigomo era il punto dove si era fermata la pallottola. La ricostruzione balistica e del medico legale, confermò la mia tesi: l’uomo si era voltato indietro un attimo prima di cadere esanime al suolo.
In sintesi: comunica il corpo di un morto, figuriamoci quelli dei vivi!
Mi sono capitati anche casi di innocenti che si comportavano e parlavano da colpevoli. Grazie all’acuità sensoriale sviluppata, sono riuscito ad accorgermene subito, anche se ammetto di aver faticato non poco a convincere i colleghi e gli altri inquirenti della innocenza di qualcuno di cui si erano ormai convinti tutti della sua colpevolezza, ma che in realtà aveva soltanto la colpa di non possedere un buon autocontrollo!
Sono stato intervistato nell’ambito di alcune trasmissioni di Rai 1 rispetto ai recenti fatti di cronaca del delitto di Avetrana e del delitto di Melania Rea. In ambedue i casi ho evidenziato la grande quantità di informazioni a valenza investigativa disponibili nella CNV e nella Voce di alcuni soggetti e di cui gli inquirenti non stavano tenendo affatto conto…
Quest’anno hai partecipato ad importanti eventi formativi. Cosa “bolle in pentola” per il 2013?
Per il 2013 ho programmato una serie di mie pubblicazioni, di cui una a carattere scientifico sulla CNV in ambito forense.
Inoltre sto collaborando alla progettazione di alcuni particolari format televisivi di carattere criminologico in cui sono previsti anche miei apporti professionali specifici in diretta…
Ho già in calendario la mia partecipazione come relatore in importanti eventi nazionali ed internazionali di formazione. Mi è stato proposto anche un confronto conferenziale con un big mondiale della Comunicazione umana. Sto valutando…
Grazie a voi per questa gradita intervista.
Grazie Felix B. Lecce, grazie per l’intervista e per la disponibilità.
Complimenti per la storia della tua vita, la tua bella carriera professionale e i tuoi successi… in bocca al lupo per i tuoi progetti!
Tag:comunicazione, comunicazione forense, Comunicazione non verbale, comunicazione non verbale e voce, Felix B. Lecce