Le Olimpiadi di Londra 2012 regalano ancora emozioni senza sosta.
Sorrisi, lacrime e “istantanee di gioia” rappresentano il piatto forte di questo evento unico che si ripete solo ogni quattro anni.
L’Olimpiade è una corsa veloce verso il traguardo agognato, un’occasione che non ammette distrazioni: o vinci o perdi, o sei dentro o sei fuori; qualsiasi sia il risultato, per la replica se ne riparlerà dopo quattro anni.
Forse questi pensieri devono aver avvolto Federica Pellegrini nella splendida piscina di Londra ed io, seppur virtualmente, ho partecipato con trepidazione alla sua finale.
Federica rappresenta il punto di riferimento dell’Italia sportiva al femminile, per qualità e frequenza di vittorie.
Federica Pellegrini è stata la prima donna italiana a vincere una medaglia d’oro nel nuoto (200 stile libero a Pechino 2008) e soprattutto la prima nuotatrice al mondo capace di bissare il titolo mondiale in due gare di stile libero (200/400 stile libero Roma e Shangai).
Ieri sera la nuotatrice veneta aveva una sfida da vincere, riuscire a mettersi al collo la medaglia più pregiata nei 400 stile libero, la gara che l’aveva fatta soffrire in parecchie situazioni.
Alcuni esperti hanno sempre sostenuto che “Fede” (così la chiamano i suoi compagni di squadra) “…soffre di problemi legati all’ansia, che minano la sua tranquillità”. Ed ancora “…lo sport agonistico è fonte di preoccupazioni causate dallo sforzo fisico, i sacrifici e le forti pressioni interne e che questo può portare ad attacchi di panico che influenzano enormemente il risultato”.
Quando si parla dell’ansia o di altre cose di Federica cosa s’intende nello specifico?
Siamo davvero in presenza di un “sequestro emotivo” (per dirla alla Daniel Goleman), oppure siamo ancora nella normalità? Siamo sicuri che sia ansia? Io non sarei così frettoloso…
Nella mia esperienza d’atleta prima e di Coach dopo, conosco perfettamente che in alcuni casi si è portati a confondere le emozioni e a giudicare frettolosamente ciò che si vede o a pensare a una condizione negativa senza soffermarsi a ragionare.
Non si pensa, ad esempio, che vivere delle emozioni intense potrebbero essere un fattore positivo: qualcosa da far assomigliare ad uno “stato di allerta che precede l’azione”, una sorta di “fattore d’innesco” per incrementare la motivazione
Essere consapevoli delle proprie emozioni può permettere agli atleti di essere concentrati e di focalizzare meglio il traguardo con maggiore precisione. Certo sono supposizioni, ma a volte cambiare prospettiva aiuta; se fossi il Coach di Federica mi piacerebbe sperimentare nuove piste e nuove soluzioni.
Mi è piaciuto il piglio di Federica che ha portato la nostra campionessa a lottare per le prime posizioni fino a metà gara. Poi si è accesa la luce della riserva e non è più riuscita ad avere quel guizzo che tanto aveva fatto appassionare l’Italia negli ultimi anni.
Federica Pellegrini ha chiuso la sua gara al quinto posto con 4’04″50 lontana dal suo record del mondo e soprattutto lontana dall’oro, suo principale traguardo.
In questi momenti sarebbe facile puntare il dito e parlare di flop, come hanno fatto i principali quotidiani, io penso che anche una sconfitta possa essere un nuovo motivo per cambiare qualcosa, assegnarsi nuove sfide e nuovi obiettivi.
Forza Federica, siamo tutti con te!
Ad maiora!
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