E’ facile dimenticare come si dovrebbe vivere.
Basta sospendere per un po’ il proprio impegno, lasciare che un sottile velo di polvere si depositi sulla nostra autoefficacia; basta dimenticarsi per un attimo le proprie potenzialità, smettere di guardarsi allo specchio e riconoscere la propria forza. E’ sufficiente tornare ad amarsi, a crederci, ad ascoltarsi…
Grazie Gabriele, lavorare con te mi ha ricordato che gli esseri umani non sono altro che un grumo di potenzialità.
Durante l’ ultima Scuola di Coaching è successo che …
Era quel nodo irrisolto, quell’obiettivo offuscato, quella potenzialità inespressa, quella felicità sovraesposta, quel dolore sopito. Urlava forte, là sotto, ma non riuscivo a sentirlo per una ragione tanto semplice da sembrare banale: l’incapacità di ascoltarmi. Ci sono passato in pieno, anch’io, durante la Scuola di Coaching con Angelo. Ero lì per approcciare una nuova professionalità, ne sono rimasto conquistato, ancor prima di inoltrarmi nel metodo, perché mi ha permesso di ristabilire le relazioni con una parte di me stesso. L’ipoacusia verso di sé e gli altri è un effetto collaterale di questi anni: l’epoca dell’indefinito frastuono a 140 caratteri, dell’accrescere relazioni in ampiezza disinteressandosi della loro profondità. Galleggiamo in superficie. E si fa prepotente il sospetto che la mostruosa “crisi” tanto evocata sia, in realtà, la somma di un’infinità di crisi di autogoverno. Ne consegue la grande valenza sociale del coaching, che non sarà certo la soluzione a tutti i mali del mondo ma può rappresentare, per molti di noi, un impagabile percorso di consapevolezza … da cui ripartire.
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