Come sono i Coach italiani? Tutti molto simili e orientati a creare la Coaching Confusione!
Diciamoci la verità: negli ultimi mesi in Italia nel settore del Coaching e della Crescita Personale si assiste alla “moltiplicazione dei pani, dei pesci e dei… Coach”.
Stando alle previsioni sembrerebbe che in un prossimo futuro ci ritroveremo in un mondo saturo di Coach dove anche la “signora Giuseppina” da casalinga frustrata si trasformerà in una affermata Professionista, iniziando a dispensare “le sue gemme di saggezza” a fronte di qualche ora di formazione o un week end in platea con Anthony Robbins.
Che fare? Come rimanere vivi e prosperare in questo mondo di guru e motiva-attori?
Innanzitutto una premessa: considero tutto questo una dinamica normale per un mercato che non ha ancora raggiunto “la maturità” e che non è ancora riuscito a dotarsi di regole certe.
La strategia più efficace, a mio parere, è quella che si avvicina alla consapevolezza di dover “differenziare” e riuscire a “differenziarsi”.
Nel corso degli ultimi anni i Coach italiani si sono concentrati troppo ad imitare, copiare, replicare con il solo risultato di riuscire a contribuire alla creazione di professionisti simili, che fanno cose simili, che sviluppano idee simili, che offrono servizi simili, che praticano prezzi simili.
Per anni abbiamo accettato passivamente le regole della competizione e le frontiere di un marketing immaturo, dando per scontata un’identità di mercato ben circoscritta e uguale per tutti.
Alcune regole legate allo studio dell’eccellenza (e alla riproduzione di quest’ultima) sono entrate nel tessuto più profondo del modo di fare sviluppo di sé… tutti vittime dell’evangelizzazione del caro vecchio Steve Jobs e del suo successo planetario.
La principale strada del successo è stata quella dell’imitazione e/o della sopraffazione dell’offerta rivale, perseguita attraverso l’accaparramento della domanda esistente fino a ritrovarsi in una “guerra fratricida” capace di produrre solo mirabolanti guru e finte associazioni senza soci.
Peccato che questi espedienti (lo insegna la storia del marketing e delle aziende) non abbiano mai prodotto il successo commerciale e/o imprenditoriale.
Cosa si può fare per migliorare le performance dei Coach Italiani?
Ecco qualche spunto per iniziare a parlarne fuori dal coro:
- Cambiare le strategie imprenditoriali e i piani d’azione affidandosi a una maggiore creatività.
- Svincolarsi dall’uso della concorrenza come benchmark.
- Mantenere sempre attiva a livello aziendale (o personale) una funzione di “ricerca e sviluppo” capace di progettare l’innovazione.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di creare in continuazione nuovi spazi di mercato e nuove offerte capaci di stimolare l’acquisto da parte di nuovi clienti e di chiamare all’acquisto coloro che conoscono già il Coaching.
Se i Coach italiani riusciranno a creare nuovi scenari d’azione commerciale, la concorrenza verrà relegata ai margini del gioco e finalmente si potrà essere i principali protagonisti: si sarà creata una nuova domanda che verrà soddisfatta da un’offerta unica e irripetibile.
La mia proposta è di cambiare le fondamenta comportamentali:
- Spostare il focus da “ciò che fa la concorrenza, per “replicarlo” o “farlo meglio” a “ciò che potremmo fare di alternativo”, di “unico” di “irripetibile”.
- Spostare il focus dai “clienti” ai “non clienti”.
La questione che si pone è quella di riuscire a capire perché, e a quali condizioni, chi finora non ha comprato il Coaching (o lo ha fatto in maniera estemporanea ed occasionale), potrebbe decidere di comprarlo.
Sarebbe utile porsi queste domande:
- Cosa faccio per motivare i clienti a comprare i miei servizi?
- Cosa faccio per motivare chi non compra i miei servizi a comprarli?
- Cosa so dei bisogni dei miei potenziali clienti? Delle loro esigenze e dei loro desideri?
Se non sarai in grado di prenderli in considerazione, non riuscirai ad organizzare un’offerta in grado di soddisfare i tuoi clienti e i potenziali tali.
Chi sono i Coach italiani che puoi annoverare tra i tuoi principali concorrenti?
Questa è una domanda che mi è stata fatta ieri mattina da un amico. “Bella domanda!” gli ho risposto, e poi ho continuato: “…io non ho concorrenti perché non credo che ce ne siano!”
Dopo tanti anni di Coaching, formazione e crescita personale ho capito che l’unico modo per essere coerenti con tale mission professionale è avere in mente la crescita attraverso la cooperazione e l’alleanza.
La stessa alleanza che mi colloca “spalla a spalla” con il mio cliente e che mi piacerebbe poter offrire anche ai miei colleghi; la stessa cooperazione intesa come volontà di “operare insieme” per fare un vero salto nel mondo dello sviluppo e della crescita consapevole.
Coach Italiani, unicità e alleanza sono ingredienti fondamentali per creare nuovi mercati e un’azione veramente efficace.
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