Come resistere ai Guru? Basta accettare la tua unicità!
Rimango sempre molto sorpreso di quanto le persone siano incapaci di riconoscere il successo altrui. Capita alla gente comune, ai professionisti, agli imprenditori e purtroppo anche ai Coach.
Non riesco ad abituarmi a questo comportamento; è come un macigno che si abbatte sulla consapevolezza di sé. Eppure una puntuale definizione di “Chi sono io” e “chi sono gli altri” non è solo alla base della consapevolezza e del riconoscimento di sé, ma raffigura anche la base per una “vita degna di essere vissuta”.
Risultato? Alcune cose possiamo farle, altre no.
Molto dipende dal contesto in cui agiscono le persone, dalle loro potenzialità, dalla cultura, dalla determinazione, dal piacere di fare e da mille altre cose.
Ssshhhtttt!!!! … però parliamo piano. Si potrebbero risentire i “guretti” della formazione, sempre più intenti a usare le loro “tecniche-infallibili” per farti raggiungere il successo (partendo da loro e non da te). Alcuni raccontano di sé e del proprio successo… propongono la loro strategia copia/incolla all’infinito, presumendo (forse) che dentro un baccello ci possano essere piselli tutti uguali 🙂
Invece, quello che fa la differenza circa la consapevolezza di sé è la puntuale definizione delle diversità e dell’unicità.
Essere diversi e fermi sostenitori dell’unicità, non significa rinunciare al proprio successo e non significa nemmeno non riuscire a stringere relazioni soddisfacenti… anzi, l’esatto contrario.
Tutto ruota intorno alla consapevolezza… la consapevolezza che permette alle persone di scegliere comportamenti nel rispetto della diversità e nel riconoscimento delle proprie potenzialità.
Quindi… tentare di “scimmiottare” gli altri sottovalutando l’unicità del potenziale è una grande cazzata! Un modo per ridurre la questione a un copia/incolla, un modo per perdere la propria dignità e di violare il “primo comandamento del codice delle relazioni”: non avere obiettivi sugli altri.
Faccio ancora un esempio: nel Coaching (quello vero) il “riconoscere me, diverso da te” permette al Coach di attivare l’accoglienza dell’altro, di accompagnare la persona verso le sue mete, di accogliere e riconoscere l’altro, ma di non confondere sé con l’altro. La qualità della relazione si costruisce attraverso il rispetto di altre regole, soggette alla costruzione (attraverso la formazione) di un modo di “essere” e non di “fare”.
Anticipare le esigenze, giudicare, moralizzare, prescrivere e consigliare non sono mai state le regole del successo.
Il problema si amplifica nelle qualità delle relazioni
Come accennato, una delle più importanti “violazioni del codice relazionale” è avere un obiettivo sull’altro. Avere un obiettivo sull’altro (tipico di che desidera vendere, motivare, persuadere, convincere, ma è ancora impreparato) porta inevitabilmente al conflitto.
E badate… qui non si tratta di “affinare la tecnica”. Alla fine si commetterà un errore; qualcosa che inevitabilmente comprometterà l’alleanza e l’autenticità del rapporto.
E allora? Che cosa si può fare?
Se hai trovato interessante questo modo di affrontare l’argomento “successo”, lascia perdere i guru, fissa i tuoi obiettivi, scopri la tua unicità e insegui il tuo successo partendo da te e non dagli altri. Ascolta le tue passioni, riconosci te stesso, la tua unicità e le tue potenzialità… prova a usare le tue risorse per la tua auto-realizzazione.
Infine ricorda: se proprio da solo non ci riesci, puoi provare con un Coach.
Può senz’altro diventare una buona occasione per dar valore alla tua unicità, raggiungere il successo e riconoscere che dentro un baccello… ci sono piselli diversi!
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