Coaching vero, Coaching falso e “supercazzole” commerciali a go-go!
Parlare di Coaching Vero e di Coaching Falso farà sorridere alcuni. Altri proveranno a rispondere in maniera trasversale, qualcuno giudicherà e cercherà di tirare acqua al proprio mulino. Scrivere un articolo sul Coaching Vero e il Coaching Falso non è semplice. Basta poco per dare l’impressione di essere autocelebrativi. Tuttavia ci sono degli aspetti che vanno assolutamente chiariti se parliamo di Coaching (e di formazione di Coaching).
Quale Coaching Scegliere?
Scegliere il Coaching (quello vero ed efficace) diventa sempre più difficile. Il Coaching vero è innanzitutto “facilitazione” e quindi per coerenza voglio partire da uno schema di riferimento semplice, chiaro ed efficace.
Mentre scegli il Coach con cui lavorare devi assolutamente evitare:
- Il Coach Formatore. Il Coach che si ispira alla formazione da palcoscenico (al massimo si tratta di generica crescita personale e non di Coaching professionale)
- Il Coach Trasformista. Il Coach che propone una trasformazione (veloce, indolore… ma anche insapore e priva di riscontri oggettivi)
- Il Coach Strategico. Il Coach che parla di “autoinganno”, di “tentata soluzione ridondante”, di “dialogo strategico”, di “ricorso a stratagemmi” (si tratta di un approccio mutuato dalla Terapia Strategica Breve basata sul problema, sul deficit e la riabilitazione psicologica).
- Il Coach Consulente. Il Coaching non si basa sul “consiglio”, ma sull’allenamento del potenziale e sull’autodeterminazione degli obiettivi.
- Il Coach Esperto. L’ultima cosa che un Coach deve fare è dimostrare di sapere o conoscere qualcosa (l’obiettivo è scegliere autonomamente obiettivi e azioni per conseguire l’autorealizzazione).
Separare il Coaching vero da quello falso
L’ignoranza è la causa di tutti i mali! Come si fa a vivere una vita senza dare importanza alla conoscenza e al discernimento?
Siamo chiamati costantemente a distinguere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, il vero dal falso, il positivo dal negativo… lo facciamo d’istinto, senza riconoscere questo importante funzionamento.
Esiste negli esseri umani un discernimento istintivo; una sorta di radar che permette di stabilire cos’è giusto e cos’è sbagliato per il mantenimento della specie e del benessere personale. Piuttosto i problemi nascono quando non si riesce a dare fiducia a quest’istinto per cui si continua a seguire una strada dalla quale, il nostro “sesto senso”, ci avrebbe tenuto lontani. Le persone, con un’intelligenza istintiva particolarmente sviluppata, riescono a dar valore al proprio sentire e a imboccare la strada del discernimento.
Gli altri? Che cosa potrebbero fare?
Ciò che rende veramente completo un individuo è la conoscenza. In altre parole, il sapere, la capacità di riflettere, confrontare i dati, analizzare gli accadimenti da diverse prospettive: una sorta di discernimento ragionato che a differenza del discernimento istintivo, non è innato e si acquisisce con l’impegno.
Imparare il discernimento è una conquista importante. Qual è l’obiettivo?
Cercare la verità!
Badate, la ricerca della conoscenza non è essenziale per la sopravvivenza, ma è un ingrediente fondamentale per chi desidera vivere una vita in linea con i propri valori e piena di significato. Pensateci, la ricerca di conoscenza è al tempo stesso ricerca di libertà. L’ignorante non è libero poiché alla sua libertà si contrappone un mondo estraneo.
Chi si avvicina al mondo del Coaching per la prima volta lo fa per la brama del sapere, per l’anelito di conoscere… più tardi le tensioni autorealizzative sconfinano nel bisogno di fare, di essere, di diventare, di affermarsi.
Dunque, partendo dalla propria ignoranza, come fare a riconoscere il giusto dallo sbagliato e discernere compiutamente il Coaching vero dal Coaching falso?
Quale Coaching Scegliere: da dove partire
Tutto parte dal riconoscimento. Nella pratica del Coaching vero (che prescinde dalle “supercazzole” commerciali) riconoscere che la propria ignoranza è alla base della ricerca e dello sviluppo personale. Questo aspetto, a volte destabilizzante, permette alla persona di mettere in dubbio le proprie certezze e di uscire dal sapere dogmatico, dai lustrini sfavillanti di una campagna di marketing ben congegnata.
Nel Coaching falso (che abbonda di supercazzole commerciali), l’ignorante rimane tale anche per effetto di ciò che ascolta e per quello che gli viene offerto. L’ignorante rimane ignorante perché ignora, preferisce fidarsi del super-guru e delle sue ricette prodigiose, proietta se stesso sul palcoscenico (a volte insieme al super-guru) e insegue il successo cercando di percorre la strada più breve. L’ignorante rimane concentrato sul “cosa deve fare”, invece di scoprire la bellezza del “cosa devo essere” o, ancor meglio, del “cosa devo conoscere e fare per ambire a cosa voglio essere”.
Cosa manca per scegliere il Coaching vero?
Il lavoro sul discernimento e sulla ricerca della verità esige un apprendistato, una conoscenza del mondo e, soprattutto, una profonda conoscenza di sé. Occorre amore verso se stessi e verso gli altri, occorre ascoltare, oltre il giudizio e oltre la critica. Occorre ricerca, accettazione e se necessaria anche indulgenza e compassione.
Il Coaching vero è basato su una competenza relazionale di tipo processuale nella quale l’unico obiettivo è l’utilizzo e lo sviluppo del potenziale. Il conseguimento di un obiettivo di valore, lo “spostamento” della propria attenzione nel futuro desiderato permettono di inquadrare l’essenza stessa del metodo: offrire un mezzo che permetta alla persona di acquisire un più alto grado di consapevolezza, responsabilità e fiducia.
Il Coaching falso vìola le regole, crea confusione, insegue le paure, i deficit e i bisogni umani per trarne profitto. Pone l’accento su meccanismi complessi, sconfina nel paradosso, nella strategia, perde la semplicità (e spesso anche onestà e ovvietà).
5 consigli per distinguere subito il Coaching vero dal Coaching falso:
- Il Coaching vero è basato sul potenziale e non sul deficit;
- Si concentra sul cambiamento e non sulla trasformazione;
- Una performance si migliora e non si genera;
- I modelli originali (proposti come rivoluzionari) basati sul “fai-da-te” e sul “secondo me…” sono profondamente inefficaci;
- Il Coaching vero non combacia con la Formazione e neanche con la Motivazione da palcoscenico.
Infine ricorda: conoscere se stessi, permette di conoscere meglio gli altri e di accedere ad una dimensione più precisa della natura umana… l’obiettivo non può che essere la ricerca della verità!
… anche nella formazione che ultimamente abbonda di supercazzole commerciali… purtroppo!!!
Tag: coaching falso, coaching vero, discernimento, verità