Intervista a Alessandra De Stefano
Oggi abbiamo il piacere di presentarvi Alessandra De Stefano, una giornalista Rai esperta di ciclismo, conduttrice del programma Processo alla tappa in onda tutti i giorni sulla Rai durante il Giro d’Italia, autrice del libro sulla vita di Fausto Coppi Giulia e Fausto edito da Rizzoli.
Ciao Alessandra, benvenuta sul blog di Prometeo Coaching. Vuoi raccontarci qualcosa della tua storia?
La mia è una storia come tante, dove la vita sceglie per te. Studiavo Storia dell’Arte e lavoravo in una scuola dove si tenevano corsi di giornalismo. Mi è sempre piaciuto scrivere e un giorno ho deciso di seguire uno di quei corsi. Sono stata ammessa direttamente al secondo anno, e da li è iniziato tutto. Una borsa di studio vinta per andare alla Columbia University di New York ha fatto il resto. Per motivi di famiglia non sono mai partita. La seconda classificata è partita al posto mio ed io ho preso il suo stage all’Ansa. Una sorta di Sliding Doors che mi ha portato fino alla tv, allo sport: tanta gavetta e la passione hanno fatto il resto. Anche se a volte mi dico “chissà se fossi partita ora dove sarei…”
Abbiamo letto il tuo curriculum, è ricchissimo! Una donna che si occupa di ciclismo, e la sa anche lunga! Come è nata questa tua passione?
E’ il ciclismo che mi ha scelto. Sono entrata in Rai a contratto nel 1992. Assunta nel 1995, con la qualifica di Inviata dal 2000. Tra il calcio e il ciclismo ho scelto per cuore: mio padre amava Eddy Merckx. Quando l’ho visto la prima volta e l’ho intervistato, ho capito che mio padre non si era sbagliato. Un uomo straordinario e un campione immenso. E’ stato amore a prima vista. In mezzo, fino ad oggi, ci sono trenta grandi Giri seguiti tra Tour de France, Giro d’Italia e Vuelta d’Espana, passando per sei edizioni dei Giochi Olimpici (tra estivi e invernali) e un mare di trasmissioni, interviste, servizi e qui mi fermo altrimenti ci vogliono dieci pagine…
Nella tua lunga e qualificata attività di giornalista sportiva, hai conosciuto campioni di calibro mondiale. Quali ritieni siano le caratteristiche per essere vincenti nello sport e nella vita?
Spesso i campioni hanno un grande coraggio nella loro disciplina ma nella vita di tutti i giorni soffrono un po’. L’inabilità al quotidiano in alcuni casi può trasformarsi molto velocemente in una realtà molto difficile con la quale misurarsi. La disciplina dei grandi campioni, la volontà, gli enormi sacrifici, ai quali si sottopongono negli anni, mi hanno portato a dire che i campioni sono una razza a parte – talvolta perdenti nella vita come noi comuni mortali – ma credo questa sia l’altra faccia della medaglia.
Quanto conta secondo te l’atteggiamento mentale nell’affrontare un impegno così faticoso come il ciclismo, contando sulle proprie forze?
L’atteggiamento mentale è fondamentale. Il talento senza la testa non serve a nulla. La sfida più grande è quella che tu, nel senso del campione, sei capace di lanciare a te stesso a patto di essere disposto ad accettare sia la solitudine della vittoria che quella della sconfitta. Gli atleti all’inizio sono spinti della loro passione che li porta a lavorare per conseguire risultati d’eccellenza, ma una volta arrivati in alto devono misurarsi con tutto quello che la fama comporta. Per imparare a difendersi bisogna essere strutturati, attrezzati e spesso parliamo di ragazzi che a vent’anni si ritrovano a dover gestire qualcosa di molto più grande di loro.
Cosa ci vuoi dire a proposito della determinazione e della costanza?
Determinazione e costanza sono tutto, senza di esse non vai avanti in nessuno sport. Nel caso specifico del ciclismo bisogna imporsi una disciplina incredibile. Alzarsi ogni mattina con il gelo o con il sole per fare cento, duecento, trecento km in bici da soli il più delle volte, a dispetto della fatica, del dolore, della voglia – magari d’inverno – di starsene sotto le coperte e mandare tutti al diavolo. Devi soprattutto lottare contro te steso. Batterti contro la vocina dentro che tutti abbiamo, e che nei campioni veri è perdente.
Le difficoltà temprano o abbattono un aspirante campione?
Temprano, formano, insegnano a lavorare soprattutto sul carattere. Non si bara contro la strada, contro un ring, contro una vasca. E’ come preparare un pranzo: se vuoi cucinare dei piatti elaborati devi metterci del tempo e applicarti nella loro realizzazione. Non si può in un quarto d’ora preparare una cena degna di uno chef, allo stesso modo non puoi vincere un Tour de France se non ti alleni per anni e anni.
Cosa pensi della figura del Coach in una attività sportiva?
E’ molto importante, a patto che si tenga conto degli aspetti mentali che il Coach deve essere capace di gestire. Per esperienza personale credo che nessuno può spingerti ad andare oltre i tuoi limiti soltanto dicendoti che puoi farcela: i muscoli non pensano. Uno psicologo, un Coach deve saper lavorare sull’atleta nella sua globalitá, sulla sua testa, comprendendo chi ha di fronte e cosa gli serve in quel momento. Anche insegnargli a perdere per conseguire le vittorie – a questo sì, credo profondamente.
Quali sono i tuoi ultimi progetti?
La sfida ora è quella del cinema sportivo in tv. Ogni settimana, il martedì sera alle 21.45, fino a giugno sono su Raisport1 con SERATA CINEMA. Attraverso la visione di un film lancio con i miei ospiti un dibattito per sviscerare quanto in molti casi lo sport è capace di fare. Il linguaggio dello sport può fare miracoli a volte. Molti psicologi e psichiatri verranno in trasmissione per spiegare al pubblico quali alchimie si celano dietro il linguaggio universale degli sportivi. Fate cosi, guardatemi un martedì sera e fatemi sapere cosa ne pensate. Vi aspetto…
Bene, grazie ad Alessandra De Stefano e alla sua testimonianza. Le sue parole ci confermano ancora di più quanto la determinazione, la costanza e il supporto psicologico degli atleti – valori fondanti di Prometeo Coaching – siano fondamentali per riuscire nello Sport e nella vita.
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